La Corea del Nord ha modificato la propria Costituzione inserendo un nuovo passaggio in cui definisce la Corea del Sud uno “stato ostile”. È la prima volta che la Corea del Sud viene definita ufficialmente un paese nemico da quella del Nord nella propria Costituzione. I due paesi sono divisi dal 1948 e almeno formalmente sono ancora in guerra: la guerra tra le due Coree, che fu combattuta tra il 1950 e il 1953, si concluse infatti con un armistizio a cui non fece mai seguito un trattato di pace.

La modifica della Costituzione era stata promessa dal dittatore nordcoreano Kim Jong Un ed è stata approvata di recente dal parlamento. La notizia segue giorni di grande tensione tra i due paesi: martedì la Corea del Sud aveva detto che quella del Nord aveva distrutto i tratti delle strade che collegavano i due paesi a ridosso del confine; la decisione sarebbe stata presa dal Nord per proteggersi meglio dal rischio di un’invasione, a causa delle esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti compiute regolarmente a sud del confine.

La scorsa settimana il Nord ha tenuto una sessione parlamentare dedicata alle modifiche costituzionali per recepire le richieste del leader Kim Jong-un: il dispaccio della Kcna non ha fornito ulteriori dettagli sulle variazioni apportate. In precedenza, in base a un accordo intercoreano del 1991, i rapporti tra il Nord e il Sud erano definite come una “relazione speciale”, parte di un processo mirato all’eventuale riunificazione, non come relazioni tra stati.
Kim, invece, ha chiesto il cambiamento costituzionale in un discorso tenuto a gennaio, durante il quale aveva minacciato la guerra se il Sud avesse violato “anche 0,001 mm del nostro territorio”. Per Seul, invece, la politica è di continuare a perseguire l’unificazione nazionale, rispondendo con forza se Pyongyang organizzasse un’aggressione.

Le relazioni bilaterali sono peggiorate dopo le accuse del Nord al Sud sull’invio per ben tre volte a ottobre di droni carichi di volantini di propaganda anti-Kim, con il leader supremo che ha convocato una riunione di sicurezza per dirigere un piano di “azione militare immediata” come risposta.