Mercoledì sulla Spagna, in particolare sulla regione di Valencia, in 8 ore è caduta la pioggia di un anno. In un video poi rimosso dal web il presidente Carlos Mazòn, esponente del Partito Popolare che governa con l’appoggio dell’estrema destra di Vox, minimizzava sulla pericolosità dell’alluvione e rassicurava i cittadini. Intanto le strade e i negozi rimanevano aperti. Come il centro commerciale Bonaire, che al suo interno ha anche cinema e ristoranti. Le macchine hanno continuato a infilarsi nell’enorme parcheggio interrato, almeno 5.700 posti auto, mentre le famiglie alcuni piani sopra percorrevano i corridoi del mall in tranquillità.
Quando alle 20.12 sui cellulari dei valenciani è arrivato l’alert, era già troppo tardi. Vaste zone della regione erano già sommerse e l’allarme ha avuto l’effetto di provocare una fuga incontrollata quando ormai, dato il livello raggiunto dall’acqua, l’unica cosa da fare era rimanere più in alto possibile.
Al centro commerciale Bonaire in molti hanno invece pensato ci fosse ancora tempo e che per mettersi in salvo la soluzione migliore fosse prendere l’auto, prendere l’autostrada de l’Este verso Madrid. Sono pochi i clienti del mall che, scesi nel parcheggio, sono riusciti a risalire prima che l’acqua lo invadesse e sommergesse del tutto. Per questo i sub ora temono una strage. Lì sotto è ancora pieno di macchine, il fango impedisce la vista e mancano le idrovore per svuotare i piani interrati. Ma la sensazione è che ci siano centinaia di corpi.
“Il governo invierà oggi stesso altri 5mila militari e agenti della Guardia Civil e forze di polizia”, con queste parole mattina Pedro Sanchez ha annunciato un nuovo dispiego di forze dell’ordine per continuare le ricerche di coloro che mancano all’appello. Il bilancio parla di oltre duecento morti e ancora 1900 dispersi. Tragedia nel parcheggio del centro commerciale vicino alla città di Aldaya, sempre nella regione di Valencia. I sub sono al lavoro per estrarre i cadaveri dalle auto: “Quel parking è un cimitero”:
Crescono le polemiche attorno al presidente della Comunidad Valenciana Carlos Mazón. Oltre al video in cui negava l’emergenza, secondo il quotidiano spagnolo El Pais, dopo l’alluvione non ha dichiarato “l’emergenza catastrofica” e questo avrebbe ritardato i soccorsi.
Ancora non si sa quante persone siano rimaste intrappolate al Bonaire: i sub dell’Ume hanno dovuto aspettare che la melma fosse prosciugata per aprirsi il passo, ma qualcuno di loro ha già parlato di “un cimitero lì sotto”.
Quando martedì sera si è abbattuta la Dana sul Levante spagnolo era ora di punta serale, con famiglie a fare acquisti o mangiare ai ristoranti. Lo scenario che si osserva oggi da vicino è da day after, con i manichini nelle vetrine ridotti a spettrali sagome nere di fango, scarpe disseminate nella melma assieme a vassoi di pizzeria. Chi ci lavorava stima che al momento della catastrofe ci fossero circa 650 persone, a parte i dipendenti degli esercizi commerciali e della ristorazione.
I tecnici dell’Ume allontanano i cronisti dall’accesso quando finalmente scendono nel sotterraneo dell’orrore. Potrebbe essere l’immagine peggiore di questa tragedia senza fine. Delle circa 1.900 segnalazioni di dispersi che avrebbe ricevuto il Centro di coordinamento delle emergenze della Generalitat Valenciana, già giovedì 600 persone erano state ritrovate dai propri cari. Ma, a parte il salvataggio di una donna sopravvissuta dopo essere rimasta per oltre tre giorni intrappolata nella sua auto sotto una catasta di veicoli, si continuano a contare i morti.