L’elezione di Donald Trump per un secondo mandato presidenziale ha innescato una reazione immediata sui mercati finanziari: mercoledì, l’indice Dow Jones è schizzato del 3,1%, registrando un aumento di oltre 1.300 punti. Le azioni legate al mondo della moda hanno seguito questa tendenza positiva: tra i brand più in crescita figurano Signet Jewelers (+5,5%), Capri Holdings (+4,7%) e Macy’s Inc. (+3,4%). Tuttavia, mentre Wall Street ha accolto calorosamente il nuovo Presidente, l’industria della moda sembra mantenere una posizione più cauta.

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca scuote Wall Street, ma la moda resta cauta

Donald Trump
ATLANTA, GEORGIA – OCTOBER 28: Republican presidential nominee, former U.S. President Donald Trump arrives to speak at a campaign rally at McCamish Pavilion on October 28, 2024 in Atlanta, Georgia. Trump is expected to continue visiting battleground states through the week leading up to the Nov. 5th election. (Photo by Anna Moneymaker/Getty Images)

La moda si è storicamente allineata su posizioni più liberali, e molti designer avevano espresso il loro sostegno per Kamala Harris durante la campagna elettorale. Il ritorno di Trump alla Casa Bianca porta con sé incertezze per un settore che affronta sfide legate alle politiche commerciali e alle tariffe. Steven Kolb, amministratore delegato del Council of Fashion Designers of America (CFDA), ha espresso preoccupazioni riguardo l’impatto che queste politiche potrebbero avere sulla moda americana, sottolineando come le importazioni, la produzione e le catene di approvvigionamento potrebbero risentire di eventuali cambiamenti tariffari.

Uno degli aspetti più controversi della politica commerciale di Trump è proprio l’adozione di tariffe generalizzate, una misura che, secondo la National Retail Federation (NRF), potrebbe comportare un aumento annuo dei costi per i consumatori americani di oltre 46 miliardi di dollari, rendendo i prodotti d’importazione sensibilmente più costosi.

Opportunità e rischi per il settore Retail

Nonostante le preoccupazioni, vi sono alcuni aspetti che potrebbero favorire il settore retail sotto l’amministrazione Trump. La promessa di prolungare il pacchetto di tagli fiscali introdotto nel 2017 e la possibilità di abbassare ulteriormente le imposte sulle imprese potrebbero migliorare la capacità di investimento delle aziende, incentivando l’espansione e il rinnovo delle infrastrutture.

Neil Saunders, direttore di GlobalData, evidenzia che, nonostante le tariffe rappresentino un rischio importante per il settore, il prolungamento dei tagli fiscali potrebbe bilanciare parte degli effetti negativi. Inoltre, Trump sembra più aperto a facilitare fusioni e acquisizioni aziendali rispetto al suo predecessore, Joe Biden, la cui amministrazione aveva bloccato l’acquisizione di Capri Holdings da parte di Tapestry Inc. La rimozione di alcune barriere regolamentari potrebbe facilitare le espansioni aziendali, incentivando così gli investimenti.

L’incognita sulle politiche future

Per quanto l’elezione di Trump rappresenti un cambiamento sostanziale, Saunders invita alla cautela: “Le modifiche nelle politiche non saranno immediate e, come già accaduto in passato, influiranno principalmente sulle marginalità nel lungo periodo.”, come riportato da WWD. Gli operatori del settore sono consapevoli che, sebbene un secondo mandato Trump non rappresenti un terremoto per il retail, potrebbe comunque cambiare le dinamiche di crescita e orientare le strategie di business in un contesto di maggior instabilità.

Con la ripresa dell’America First e un approccio diretto alla gestione degli scambi internazionali, il settore moda si trova a navigare in un mare di opportunità e rischi. Sarà fondamentale monitorare come le nuove politiche influiscano sul costo dei beni, sulle importazioni e sulla sostenibilità economica delle catene di approvvigionamento, in un contesto globale sempre più interconnesso e complesso.

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