Il governo di Israele riflette sulla necessità di una tregua, almeno con Hezbollah, mentre le pressioni del Consiglio di Sicurezza ONU e il rischio di una rottura con gli Stati Uniti preoccupano Gerusalemme.

Negli ultimi giorni, la questione di un potenziale accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah è tornata al centro delle strategie diplomatiche israeliane. Secondo il notiziario Channel 12, il governo israeliano starebbe considerando con serietà l’opzione di una tregua. Si tratterebbe di una tregua limitata nel tempo e solo con l’organizzazione libanese Hezbollah. Tuttavia va detto che Hezbollah da decenni è considerata una minaccia alla sicurezza dello stato israeliano. Ma dietro la valutazione di un accordo temporaneo vi sono dinamiche geopolitiche e pressioni internazionali che Israele non può ignorare.

Il ruolo del Consiglio di Sicurezza ONU per permettere a Israele la tregua con Hezbollah

La possibile decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di limitare le operazioni delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) nella regione è una delle ragioni principali alla base di questa riflessione strategica. L’iniziativa potrebbe infatti rappresentare un tentativo delle Nazioni Unite di contenere l’escalation del conflitto su più fronti. Infatti Israele è impegnato in operazioni militari non solo contro Hezbollah in Libano, ma anche in una guerra su larga scala a Gaza contro Hamas. Tale contesto ha sollevato preoccupazioni a Gerusalemme riguardo a una possibile riduzione del margine operativo delle IDF. Questa limitazione potrebbe avere un impatto diretto sulla sicurezza interna e sulla capacità di Israele di reagire prontamente a eventuali minacce provenienti da nord.

Gli alti funzionari israeliani hanno espresso preoccupazione per l’eventualità che gli Stati Uniti, storici alleati di Israele, possano però sorprenderli. Se si astenessero dal porre il veto su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che imponga restrizioni all’IDF? Questa possibilità è percepita come un segnale di un possibile cambiamento nella politica estera statunitense. Ciò potrebbe portare a una nuova configurazione delle relazioni diplomatiche tra Washington e Gerusalemme.

In un contesto geopolitico teso, gli USA cambiano postura politica

La preoccupazione per un’astensione americana in sede ONU rappresenta una variabile importante nella decisione israeliana di considerare una tregua. Se in passato gli Stati Uniti hanno garantito un appoggio incondizionato a Israele, negli ultimi mesi qualcosa è cambiato. L’amministrazione Biden ha mostrato un approccio più critico riguardo a certe scelte politiche israeliane, soprattutto in contesti di escalation militare. I rapporti tra Washington e Tel Aviv, seppur forti, sono soggetti a tensioni soprattutto riguardo alle politiche del governo di estrema destra di Netanyahu. La Casa Bianca teme infatti che la gestione israeliana del conflitto possa destabilizzare ulteriormente la regione. Si parla di un possibile “effetto domino” che danneggerebbe anche gli interessi americani in Medio Oriente.

Questo equilibrio delicato pone Israele di fronte a una serie di scelte strategiche. Potrebbe mantenere una posizione rigida, rischiando di incrinare ulteriormente i rapporti con gli Stati Uniti. Ma potrebbe anche adottare una postura più conciliatoria nei confronti di Hezbollah, cercando di evitare sanzioni o risoluzioni vincolanti da parte dell’ONU.

Con Israele è difficile una tregua, considerati anche gli obiettivi di Hezbollah

Hezbollah, sostenuto dall’Iran e con una rete radicata in Libano, rappresenta per Israele una minaccia di lunga data. Nonostante la prospettiva di un cessate il fuoco, le dinamiche sul campo sono complesse e una tregua potrebbe risultare fragile. Hezbollah gode di un supporto popolare e ha dimostrato in passato di saper mobilitare le proprie forze con efficacia. Parliamo soprattutto delle aree del sud del Libano, dove ha istituito una sorta di “stato nello stato”. La possibilità di un cessate il fuoco suscita quindi diverse perplessità in seno al governo israeliano. Israele teme che Hezbollah possa sfruttare una pausa nelle ostilità per rafforzarsi ulteriormente.

In aggiunta, il sostegno iraniano gioca un ruolo chiave: l’Iran vede in Hezbollah un avamposto strategico per esercitare influenza in Libano e mantenere pressione su Israele. Una tregua potrebbe quindi risultare in un “vantaggio tattico” per Hezbollah, che potrebbe ottenere una momentanea quiete per rafforzare le proprie posizioni.

La dimensione interna israeliana oscilla pericolosamente tra ossessione per la sicurezza e il consenso politico

La questione della tregua con Hezbollah, oltre che diplomatica e militare, è anche profondamente politica. All’interno di Israele, la possibilità di un cessate il fuoco con Hezbollah potrebbe alimentare critiche verso il governo di Netanyahu, accusato dai partiti di destra di adottare una politica troppo accomodante. Gli equilibri politici interni israeliani, già provati dalle proteste contro la riforma della giustizia e dalle divisioni su questioni socio-economiche, risentono fortemente della percezione della sicurezza nazionale.

Le pressioni per una linea dura nei confronti di Hezbollah provengono principalmente dai gruppi nazionalisti e dai coloni, mentre una parte della popolazione, soprattutto nelle grandi città, vede con favore un accordo di tregua che possa offrire una stabilità temporanea.

La tregua come strumento diplomatico (per futuri negoziati)

Un cessate il fuoco limitato nel tempo potrebbe, nelle intenzioni israeliane, essere utilizzato come una leva per futuri negoziati che coinvolgano anche il Libano. L’obiettivo finale potrebbe essere quello di contenere le capacità operative di Hezbollah, riducendo al contempo le tensioni lungo il confine settentrionale. Tuttavia, tale strategia presenta rischi elevati: un accordo temporaneo potrebbe dare l’impressione di una debolezza israeliana agli occhi di Hezbollah e dei suoi alleati, portando così a un’escalation nel lungo periodo piuttosto che a una stabilità duratura.

Israele si trova dunque di fronte a una difficile scelta tra sicurezza interna e relazioni diplomatiche con i propri alleati. L’opzione di una tregua limitata con Hezbollah, sebbene rischiosa, potrebbe rappresentare un compromesso temporaneo per guadagnare tempo e ristabilire una relativa calma nella regione. Tuttavia, la reale efficacia di un cessate il fuoco dipenderà dalla capacità di Israele di bilanciare le sue priorità di sicurezza nazionale con le pressioni internazionali, evitando una rottura con gli Stati Uniti e gestendo le ambizioni regionali dell’Iran. In un contesto di tensioni crescenti, ogni mossa diplomatica richiede una visione strategica di lungo periodo, che tenga conto della complessità dei nuovi equilibri geopolitici in Medio Oriente.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine