Martedì, l’arcivescovo Justin Welby si è dimesso dall’incarico di arcivescovo di Canterbury, affermando di non aver garantito un’indagine adeguata sulle accuse di abusi commesse da un volontario nei campi estivi cristiani decenni fa.

Il reverendo Welby, che è anche il capo della Comunione anglicana mondiale, ha rilasciato una dichiarazione in cui ha affermato: “Dopo aver chiesto il gentile permesso di Sua Maestà il Re, ho deciso di dimettermi dall’incarico di arcivescovo di Canterbury”.

Nella sua dichiarazione, Welby ha citato la rivista indipendente Makin Review che, a suo dire, “ha smascherato la cospirazione del silenzio, mantenuta da tempo, sugli abusi atroci di John Smyth”.

John Smyth, era un noto avvocato che ha abusato di ragazzi adolescenti e giovani uomini nei campi estivi cristiani in Gran Bretagna, Zimbabwe e Sudafrica per oltre cinque decenni. È morto nel 2018.

“È molto chiaro che devo assumermi la responsabilità personale e istituzionale per il lungo e traumatico periodo tra il 2013 e il 2024”, ha continuato, osservando che “è mio dovere onorare le mie responsabilità costituzionali ed ecclesiastiche, quindi i tempi esatti saranno decisi una volta completata una revisione degli obblighi necessari, compresi quelli in Inghilterra e nella Comunione anglicana”.

Per primi sono stati i membri del Sinodo generale ad avviare una petizione per chiedere all’arcivescovo di Canterbury di dimettersi, affermando che egli aveva “perso la fiducia del suo clero”. Nella tarda mattinata di lunedì, ora di Londra, la petizione aveva raccolto più di 1.800 firme su Change.org.

Welby, in un primo momento, aveva ammesso di non aver fatto in modo che le accuse venissero perseguite con “l’energia” necessaria e ribadito “l’orrore” per l’entità degli abusi commessi da Smyth; tuttavia, aveva comunicato che non avrebbe lasciato l’incarico. Oggi invece l’annuncio delle dimissioni “dopo aver chiesto il cortese permesso di Sua Maestà il Re”.