Un crollo dell’inflazione si profila all’orizzonte, ma le tensioni globali e il ritorno di Trump gettano ombre sul futuro dell’Europa in ambio economico.

La Commissione europea ha diffuso previsioni incoraggianti per il 2025, anticipando un netto calo dell’inflazione e una ripresa economica graduale. Tuttavia, Bruxelles teme il peso delle tensioni geopolitiche e di una potenziale guerra commerciale globale, acuita dalla rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.

Inflazione in caduta libera, ma a caro prezzo

Dopo anni di aumenti vertiginosi, innescati in parte dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 e dalla conseguente crisi energetica, l’inflazione nell’Unione Europea potrebbe ridursi drasticamente. Secondo il rapporto della Commissione europea, i tassi d’inflazione passeranno dal 9,2% del 2022 al 2,4% nel 2025, avvicinandosi all’obiettivo del 2% fissato dalla Banca Centrale Europea.

Questo risultato arriva in un contesto di disoccupazione ai minimi storici, scesa al 5,9% lo scorso ottobre, e una modesta ripresa economica. Tuttavia, le famiglie europee rimangono prudenti, con un trend orientato al risparmio piuttosto che alla spesa. L’economia, sebbene in ripresa, appare fragile e vulnerabile ai venti di protezionismo che spirano a livello globale.

Trump e il protezionismo: una nuova minaccia per Bruxelles

La vittoria elettorale di Trump, annunciata il 5 novembre, ha scatenato allarme a Bruxelles. Il presidente ha promesso di introdurre tariffe del 10% sulle importazioni europee, aumentando il rischio di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea. Questo, unito alle crescenti tensioni con la Cina, rappresenta un serio rischio per l’economia aperta del blocco.

Il rapporto della Commissione avverte che ulteriori misure protezionistiche da parte di partner commerciali potrebbero sconvolgere il commercio globale, già messo a dura prova negli ultimi anni. Nonostante ciò, le previsioni economiche non includono ancora gli effetti delle promesse di Trump, essendo state finalizzate prima delle elezioni americane.

Germania in difficoltà per il futuro: il gigante d’Europa rallenta in ambito economico

Tra i principali membri dell’Unione, la Germania emerge come il fanalino di coda per crescita economica. Nel 2025, il PIL tedesco dovrebbe crescere solo dello 0,7%, seguito da un modesto 1,3% nel 2026. La debolezza della domanda interna ed estera, insieme alla carenza di manodopera nel settore delle costruzioni, stanno frenando la locomotiva europea.

Questi problemi economici sono aggravati da turbolenze politiche: le dimissioni dei liberali della Fdp dalla coalizione di governo hanno portato il cancelliere Olaf Scholz a indire elezioni anticipate per febbraio 2025, aumentando l’incertezza sul futuro del paese.

La doppia sfida per il futuro dell’Europa: ripresa interna e resistenza esterna in ambito economico

Il rapporto della Commissione europea descrive un’Europa che si muove su un terreno fragile. Mentre il calo dell’inflazione e i bassi livelli di disoccupazione offrono un raggio di speranza, le tensioni geopolitiche con Cina e Stati Uniti rischiano di compromettere la ripresa.

Con la crescente influenza dei partiti di estrema destra, emersa dalle recenti elezioni europee, e le incertezze politiche in paesi chiave come la Germania, l’Unione si trova a dover affrontare sfide su più fronti. La domanda cruciale è se Bruxelles saprà trovare un equilibrio tra il sostegno alla propria economia e la gestione delle pressioni internazionali.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine