Un colpo di cannone ha colpito ieri la palestra della base italiana di Shama, nel sud del Libano, dove operano i militari impegnati nel contingente Unifil. L’edificio è stato danneggiato ma non ci sono stati feriti.
Dalle prime ricostruzioni, sembrerebbe che il fuoco sia partito da soldati israeliani impegnati nell’area. Si tratta di un nuovo «incidente» nella guerra di Israele contro Hezbollah che va avanti da settimane e che ha già coinvolto le basi Unifil presenti nel Paese dei cedri. Secondo le successive ricostruzioni, è stato accertato come a colpire la base italiana di Shama sia stata una granata calibro 155, cioè di un cannone di grosso calibro. La granata era probabilmente diretta verso un obiettivo più a Nord, ma per ragioni da accertare è caduta prima colpendo la base italiana.
È subito intervenuto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine della sua visita a Monaco. «Ho chiesto chiarimenti al nuovo ministro degli Esteri israeliano su quanto accaduto a Shama ha sottolineato il titolare della Farnesina -, dove un proiettile di artiglieria inesploso ha colpito la palestra della nostra base Unifil. Ho ribadito la richiesta di protezione ai soldati italiani, che sono lì per la pace e non sono terroristi. Lui è stato molto disponibile e ha garantito un’immediata inchiesta sull’accaduto». Tajani ha ribadito “il convinto sostegno italiano verso Israele e la sua popolazione a seguito del barbaro attacco del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas e dei continui lanci di razzi da parte di Hezbollah”.
I due ministri hanno quindi discusso dei rischi di una ulteriore escalation di violenza nella regione, in particolare nel caso di un aggravarsi del confronto tra Israele ed Iran. Sulle prospettive di pace, Tajani ha auspicato che possa essere raggiunta una intesa per la cessazione delle violenze nella Striscia di Gaza e la liberazione degli ostaggi, alla luce della scomparsa del leader di Hamas Sinwar.
L’Unifil interviene con un comunicato ufficiale su Telegram dopo la granata caduta sulla base italiana di Shama, nel sud del Libano: “Ricordiamo con forza a tutti gli attori coinvolti i loro obblighi per garantire la sicurezza del personale e delle proprietà dell’Onu. I deliberati attacchi contro i peacekeeper sono una grave violazione delle leggi umanitarie internazionali e della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu numero 1701”.