Una vicenda personale dolorosa ma che le ha insegnato tanto è quella che ha vissuto Eleonora Daniele, conduttrice di Storie Italiane che si è avvicinata per la prima volta pubblicamente al tema della salute mentale con il libro “Ma siamo tutti matti?”. Eleonora Daniele racconta in quelle pagine la storia del fratello Luigi, affetto da autismo e scomparso prematuramente a 44 anni. Eleonora ha raccontato la storia della sua famiglia, ritrovatasi improvvisamente a gestire un figlio affetto da autismo. “Avevo bisogno di accendere un riflettore sul problema dell’assistenza e sulla successiva impotenza delle famiglie nell’occuparsi di vicende così complesse”, ha raccontato la conduttrice a Leggo, “Tutto il sistema di cura della malattia mentale ha subito un arresto importante”.
Eleonora Daniele ha avuto con il fratello Luigi un legame molto profondo, che non si è interrotto in seguito alla scomparsa dell’uomo avvenuta nel 2015. “Perché ero la più piccola di casa”, racconta la donna, “Ma ricordo benissimo il periodo della sua adolescenza, del suo sviluppo intorno ai quindici o sedici anni: continue crisi e per fermarlo a volte eravamo costretti a bloccarlo, sennò solo mio padre aveva la forza fisica necessaria; poi ricordo gli ospedali, cosa vedevo, soggetti gravi, alcuni con il casco in testa per evitare atti di autolesionismo. Quando lo portavamo in ospedale, alcuni ci rimproveravano perché urlava, senza capire che era impossibile imporgli il silenzio”.
E, ancora: “Spesso mi sono chiesta perché quel destino sia toccato a lui e non a me. Se il Signore ha deciso nella sua grandezza di darti un destino, allora la cosa più importante è quella di essere accanto a chi ne ha uno impegnativo come l’ha avuto Luigi”. Quando lui se n’è andato “io ero a Roma per lavoro. Mi ha chiamato alle 7 mia sorella, dicendo che lui era morto improvvisamente. Io ho urlato, non mi davo pace, spiegazione di questa cosa. Pensavo fosse un incubo, invece era tutto vero. Mi ricordo tanta sofferenza”.
“Non riusciva a pronunciare una sillaba, ma quello che provava lo trasmetteva con gli occhi e con sorrisi che dicevano più di mille discorsi. Ci sdraiavamo sotto la grande quercia e guardavamo tutto intorno. Sapevo che se passava una farfalla la seguiva anche lui, che una nuvola dalla forma strana attirava anche la sua attenzione. Avevamo visto le stesse cose e provato le stesse emozioni. Potevo capirlo davvero solo guardandolo negli occhi e comprendere tutto ciò che non sapeva dire. Senza di lui non sarei mai diventata la persona che sono. Mi ha spinto a lottare contro le ingiustizie e a non mollare mai.”