In Catalogna si vota ancora dopo il famoso e controverso referendum per l’indipendenza dello scorso ottobre. Appuntamento fissato al 21 dicembre 2017. Stavolta i catalani sono chiamati alle urne per eleggere i vertici della regione autonoma. La Generalitat e il consiglio sciolti proprio in seguito al referendum. Una vicenda che potrebbe aver cambiato le intenzioni di voto di molti. Vediamo come.

Catalogna di nuovo al voto dopo il referendum credits: .lapresse.it

In Catalogna, regione autonoma che fa capo a Barcellona, si torna a votare il 21 dicembre. Perché bisogna eleggere un nuovo consiglio e un nuovo presidente, persi nel cammino per l’indipendencia. Perché bisogna andare avanti, e sbloccare una situazione di stallo che dura ormai da ottobre

Le elezioni precedenti sono quelle tenutesi il 27 settembre 2015, che hanno visto la vittoria della lista indipendentista trasversale Junts pel Sì, con il 39,6% delle preferenze. Dopo u’iniziale tentativo di rieleggere il proprio leader Artur Mas a Presidente della Generalitat, Junts pel Sì ha raggiunto un accordo con l’altro partito indipendentista, la CUP (di estrema sinistra), e ha eletto quindi a presidente Carles Puigdemont, che ha avviato il processo indipendentista. Con i risultati che sappiamo.

E adesso? Adesso si torna a votare. Ma con uno spirito diverso, forse meno orientato verso l’indipendentismo. Dagli ultimi sondaggi, sappiamo che il 56% dei catalani vuole, almeno in teoria, il negoziato con Madrid. Mentre il 39% la ritiene una via da non seguire. Più del 68% degli intervistati ritiene che l’economia catalana abbia sofferto del desiderio di dichiarare l’indipendenza unilateralmente sebbene quasi il 30% non abbia questa percezione.

Voto in Catalogna: i sondaggi

Secondo gli ultimi sondaggi, dunque, i partiti indipendentisti potrebbero avere una maggioranza più bassa di quella uscita dalle urne due anni fa. Gli indipendentisti di ERC sarebbero tra il 26% e il 27% e i nazionalisti di Ciutadans tra il 21% e il 28%. Segue il Partito Socialista, con una percentuale che oscilla tra il 14% e il 15%; Junts pel Sì oscilla invece tra il 12% e il 15%. Infine Podemos si attesta tra l’8% e il 9%, Partito Popolare all’8% e CUP al 6%.

Un altro sondaggio, pubblicato dal sito del quotidiano La Vanguardia, sottolinea le intenzioni sul dopo-elezioni. Il 46% degli intervistati ritiene che si debba rinunciare al percorso indipendentista, con il 44% che vorrebbe proseguire su questa strada. Ma sono di più (un 46% contro il 43%) quelli che escludono una rinuncia al processo indipendentista e il ritorno automatico alla legalità.

I sondaggi non sono sempre affidabili. Anzi. Però di sicuro le vicende del referendum indipendentista di Barcellona hanno lasciato il segno sui catalani. E gli hanno fatto venir voglia di tornare alla tranquillità che, lo sappiamo tutti, è sicuramente più amica della prosperità economica di qualunque tensione.

Federica Macchia