Trump va all’attacco della Cina, con un’accusa pesante: “Pechino dà il petrolio a Pyongyang”. Ma la Cina ha già smentito le parole, e le prove, degli Stati Uniti. Rispondendo che il: ‘Report americano non è accurato’. Quale sarà la verità? Sarà un’altra mossa del The Donald a caccia di zizzania e sempre pronto alla guerra?
Donald Trump con il presidente cinese Xi Jinping PHOTO CREDITS: ILFATTOQUOTIDIANO.Secondo il presidente Usa Donald Trump, dunque, la Cina avrebbe fornito il petrolio a Pyongyang. Le prove? Sarebbero in un report sula vendita e il trasbordo di petrolio da una nave cinese a una nordcoreana. Immagini dei satelliti Usa che mostrano una nave battente bandiera cinese che dal mese di ottobre almeno 30 volte ha rifornito al largo della penisola coreana un’imbarcazione di Pyongyang. Prove con le quali The Donald avrebbe denunciato un esempio della mancata collaborazione di Pechino “colta in flagrante” nella non attuazione delle sanzioni contro Pyongyang.
Ma la risposta della Cina, affidata alla portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying, smentisce il report. Perché “non è accurato”. E perché Pechino afferma che non permetterà mai alle compagnie nazionali di “violare le risoluzioni dell’Onu”. E, soprattutto, perché la Cina continua a non volere una guerra sulla porta di casa contro la Corea del Nord, come ha già fatto sapere a Donald Trump a inizio mandato.
Ovviamente la questione è appena iniziata. E non sta a noi giudicare la veridicità di una parte o dell’altra, A meno di non poter verificare le prove. Ma, al di là della accuratezza del report, questo sembra un altro sasso lanciato da Trump per mettere zizzania e, diciamolo pure, scatenare una guerra. Anche qui, sembra. Non ci sono le prove certe e inconfutabili. Però sembra un altro passo verso la tensione e non verso al via diplomatica.
Dopo la decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, che già tanti danni ha fatto e tanti pareri contrari ha scatenato. E prima del suo nuovo obiettivo. Stracciare lo storico accordo sul programma nucleare dell’Iran. Cancellando cosi’ un altro dei risultati più importanti raggiunti in politica estera da Barack Obama.
Il prossimo obiettivo di Trump: l’Iran
Dunque, come se non bastasse tutto quello che Donald Trump ha disfatto fino ad ora, ecco i “buoni propositi” per l’anno nuovo. La Corea del Nord, che però è più che altro il prosieguo di quanto già avviato da mesi. E poi l’altra principale sfida in politica estera dell’inizio del 2018: l’accordo sul programma nucleare dell’Iran. Quello raggiunto da Obama e salutato come risultato storico.
Una notizia, questa, confermata anche dal segretario di stato Usa Rex Tillerson. Che, in una lettera aperta al New York Times, ribadisce come Trump abbia buttato a mare la “fallimentare strategia della pazienza di Obama”. Notizia che non giunge proprio inaspettata, visto che il tycoon il suo ultimatum sull’accordo lo aveva gia’ lanciato a meta’ ottobre. Se con il Congresso e con gli alleati non fosse riuscito a migliorare “il peggior accordo di sempre” lo avrebbe cancellato.
Anche a costo di dare un altro schiaffo all’Onu e ai principali alleati europei. E di far irritare Russia e Cina, anch’esse firmatarie dell’intesa con Teheran siglata nel luglio del 2015. Magari approfittando della scadenza dell’11 gennaio. Quando, come ogni 90 giorni, il presidente americano dovrà verificare se l’Iran stia rispettando gli impegni presi. Ma di scadenza c’è anche quella tra il 12 e il 17 gennaio. Quando Trump dovrà decidere se continuare a congelare le sanzioni verso Teheran, come è stato sempre fatto finora. Oppure no. E causare la rottura col regime degli ayatollah, che per rappresaglia potrebbe davvero far ripartire il programma nucleare.
Siamo a fine anno. Lecito per tutti esprimere desideri e buoni propositi. La pace, la ripresa economica. E magari le dimissioni di Trump e l’arrivo di un presidente più diplomatico.
Federica Macchia