Indagini delle procure di Roma e Siracusa hanno portato all’arresto di 15 persone, tra queste anche avvocati e il giudice Giancarlo Longo il quale avrebbe pilotato sentenze dietro pagamento.
Su ordinanza della procura di Roma e quella di Messina, che stanno conducendo indagini parallele, 15 persone sono state sottoposte a custodia cautelare in quanto indagati per frode fiscale, reati contro la pubblica amministrazione e corruzione in atti giudiziari.
Non si tratta di persone qualunque ma di soggetti operanti anche nel settore della giustizia. Ad essere arrestati sono infatti, tra gli altri, Giancarlo Longo, ex pm della Procura di Siracusa, l’avvocato Piero Amara e gli imprenditori Fabrizio Centofanti e Enzo Bigotti (coinvolto anche nel caso Consip).
Secondo gli inquirenti l’ex pm Giancarlo Longo, che era stato da poco spostato a Ischia in qualità di giudice civile, avrebbe ricevuto denaro per pilotare alcune sentenze a favore degli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, e dei loro clienti, tra cui gli imprenditori Fabrizio Centofanti e Enzo Bigotti.
Giancarlo Longo “svendeva la propria funzione“
Dalle indagini sarebbe emerso che, dietro pagamento, Giancarlo Longo avrebbe messo in piedi indagini penali totalmente ingiustificate e infondate solamente per interferire con alcuni processi amministrativi che vedevano parti in causa gli stessi imprenditori a fine di garantire loro una decisione favorevole e quindi anche l’aggiudicazione del procedimento.
Sotto indagine, infatti, è anche l’ex presidente di sezione del Consiglio di Stato, Riccardo Virgilio, attualmente in pensione, il quale si sarebbe prestato, anche egli, al sistema corruttivo.
Secondo gli inquirenti “Longo usava le prerogative a lui attribuite dall’ordinamento per curare interessi particolaristici e personali di terzi soggetti dietro remunerazione. Tali condotte vengono riscontrate a partire dal 2013 e perdurano sino ai primi mesi del 2017“. Il tutto avveniva con la creazione di fascicoli “specchio” finalizzati esclusivamente a consentirgli di essere profondamente informato anche su altri eventuali fascicoli aperti dai colleghi riguardanti clienti degli avvocati Amara e Calafiore, dai quali percepiva denaro.
Con lo stesso sistema venivano aperti anche fascicoli “minaccia” i cui indagati erano persone che avevano interessi contrari ai clienti dei due avvocati, in questo modo forzando il loro agire mediante un sistema concussivo.
La situazione risulta chiaramente delineata dall’ordinanza di custodia cautelare, secondo la quale il giudice Giancarlo Longo “in qualità di pubblico ufficiale svendeva la propria funzione” . Egli “concorreva alla redazione di atti pubblici ideologicamente falsi, si faceva corruttore di altri pubblici ufficiali, con piena accettazione da parte degli stessi, che venivano per giunta da lui remunerati con soldi pubblici, intratteneva una rete di rapporti dall’origine oscura e privi di apparente ragion di essere oltre che, in certi casi, contraria ai più elementari principi di opportunità, depone nel senso della assoluta insufficienza a contenere il pericolo di reiterazioni criminosa attraverso misure diverse e meno afflittive della custodia cautelare in carcere“.
A parlare dell’indagine su Giancarlo Longo, che ha coinvolto anche altre persone, è Francesco Cellammare, presidente dell’Associazione Forense di Ischia dove Longo aveva chiesto il trasferimento a seguito di un procedimento disciplinare a suo carico.
“Il giudice Longo – afferma – era stato trasferito qui lo scorso 22 gennaio e finora si era limitato a meri rinvii. Stava seguendo un corso di approfondimento in procedura civile avendo lavorato come pm al penale per tanti anni.
Vige il principio di presunzione di innocenza – continua – e sono fiducioso che Longo riuscirà a dimostrare la sua innocenza. Per la nostra sezione distaccata è comunque un fatto grave: con l’arresto di stamattina siamo rimasti con un solo giudice togato, mi auguro che il presidente del Tribunale di Napoli voglia trasferire una risorsa al più presto“.