Gli uomini dell’Ucigos e della Digos di Roma e Latina hanno sottoposto a custodia cautelare in carcere 5 persone, indagate per terrorismo, con le quali Anis Amri, l’autore della strage di Berlino, era in contatto in Italia.
Nuovo colpo delle autorità antiterrorismo che stanno in tutti i modi cercando di limitare il rischio di attentati in un periodo in cui l’allarme è altissimo.
Dopo l’arresto, avvenuto ieri a Torino, del 23enne Helmadi Halili, nelle prime ore del mattino le autorità di polizia hanno arrestato 5 persone tra Roma e Latina, sottoposte a custodia cautelare in carcere, membri del mondo radicalizzato islamico. Precisamente, i 5 erano stati in contatto con Anis Amri, il tunisino che il 23 Dicembre 2016 mise in atto la strage al mercatino di Natale di Berlino.
Da quel giorno, dopo aver seguito le tracce di Anis Amri e averlo rintracciato nella stazione di Sesto San Giovanni di Milano ed averlo ucciso, gli inquirenti hanno dato vita ad una lunga indagine per risalire ai suoi legami in Italia, da dove risultava essere partito e dove aveva anche soggiornato in precedenza, scandagliando i suoi contatti telefonici.
Proprio seguendo le sue chiamate, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Sergio Colaiocco, è risalito ai cinque indagati, per i quali si ipotizzano i reati di addestramento e attività con finalità di terrorismo internazionale e associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione di documenti e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Insieme all’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del Tribunale di Roma Costantino De Robbio, sono in corso anche perquisizioni nelle zone di Latina, Roma, Caserta, Napoli, Matera e Viterbo.
Tra gli arrestati di maggior rilievo, grazie al certosino controllo dei contatti di Anis Amri, c’è Abdel Salem Napulsi, un 38enne che avrebbe portato avanti un auto addestramento tramite Internet, dove aveva cercato informazioni sulla costruzioni di armi e quindi potenzialmente in grado di compiere un attentato.
Inoltre, tutti i soggetti sottoposti a custodia cautelare in carcere per reati di terrorismo avrebbero fatto entrare in Italia, illegalmente, diverse centinaia di connazionali, che non si esclude possano appartenere ugualmente al mondo radicalizzato islamico.
Sull’argomento, particolarmente caldo in questi giorni, si è espresso Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia, in un’intervista a “Radio anch’io”.
“Da parte dello Stato c’è un’attenzione altissima. E’ evidente che il rischio c’è. Per quanto riguarda i foreign fighters è previsto un rientro che non dovrebbe superare le 50 unità. C’è quindi una differenza rispetto agli altri paesi che hanno milioni di persone naturalizzate. Gli sbarchi potrebbero essere un canale di rientro. La modalità attraverso la quale i migranti giungono nel nostro territorio per restare ma, per lo più, per muoversi verso altri paesi d’Europa è tale da non consentire una rilevazione certa. E questo potrebbe consentire un passaggio occulto“.