Per i giudici della Corte d’Assise di Milano, Marco Cappato non ha rafforzato la volontà suicidaria di Fabiano Antoniani (dj Fabo) giudicando costituzionalmente illegittima la norma che punisce l’agevolazione al suicidio senza l’influenza sulla volontà dell’altra persona.

Conclusosi lo scorso febbraio, il processo a Cappato per la morte Dj Fabo, i giudici avevano deciso di inviare alla Consulta gli atti per valutarne la legittimità costituzionale

Processo storico, dal punto di vista guidiziario, quello sul “fine vita” ma ha avuto conseguenze importanti quali l’approvazione da parte del governo del testamento biologico ed è riuscito, con grande emotività, ad unire le due parti in contrasto. Accusa e difesa per la prima volta si sono trovate d’accordo e i magistrati hanno scelto di trasmettere gli atti alla Consulta per valutare la legittimità costituzionale del reato di “aiuto al suicidio”, previsto dall’articolo 580 del codice penale.

In mattinata il governo Gentiloni si sarebbe riunito davanti la Corte costituzionale della Repubblica italiana per difendere la costituzionalità del reato.

Tramite una memoria di 18 pagine redatta dall’avvocato di Stato Gabriella Palmieri si contesta l’infondatezza dell’eccezione attuata dai giudici di Milano, difendendo la costituzionalità del reato e giudicando inappropriato l’appello dei magistrati milanesi alla Corte Costituzionale.

In difesa di Cappato e dell’illegittimità del reato è scesa in campo Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni, che al contrario ha fatto sapere:

noi sosterremo l’incostituzionalità di un reato del 1930” e affermando che: “la scelta del governo è, oltre che del tutto legittima, anche pienamente politica, visto che l’esecutivo avrebbe potuto altrettanto legittimamente agire in senso opposto e raccogliere l’appello lanciato da giuristi come Paolo Veronesi, Emilio Dolcini, Nerina Boschiero, Ernesto Bettinelli e sottoscritto da 15.000 cittadini, che chiedevano al governo italiano di non intervenire a difesa della costituzionalità di quel reato, e dunque di non dare mandato all’avvocatura di Stato di costituirsi in tale procedimento”.

Il caso Dj Fabo resta un crocevia importante del periodo storico attuale. Emblema e testimone di una sorte che va avanti da tempo, la morte “per scelta” sembra non essere un facoltà riservata ai cittadini italiani. Un diritto nel nascere ma non nel morire sembra essere il riassunto. Scappare nella confinante Svizzera per porre fine ad atroci sofferenze, quando basterebbe ridare all’uomo ciò che più gli è caro: la dignità.

Martina Onorati