La seconda tornata di consultazioni termina con un nulla di fatto. Mattarella valuta un governo del presidente per uscire dallo stallo.
Così come il primo, anche il secondo giro di consultazioni non ha portato a nulla. La situazione è in stallo. Le scadenze europee e l’escalation in Siria richiedono al più presto un governo con pieni poteri. Al momento, a meno di cambi di scenario, l’ipotesi più concreta è che il Presidente della Repubblica provi a varare un “suo” governo. Una persona di massima convergenza o una figura di alto profilo istituzionale a cui affidare l’incarico. L’urgenza è stata sottolineata da tutti, anche dagli stessi partiti, che continuano più a guardare ai sondaggi e a mantenere consenso.
Con il Partito Democratico alla ricerca di un’identità, arroccato sull’opposizione a tutto, in preda ai soliti fermenti interni (la direzione del 21 è stata rinviata dopo un incontro tra Renzi e Martina, provocando l’ennesimo scontro) l’unico possibile interlocutore per i 5 Stelle rimane la Lega. Ma c’è il veto a Berlusconi da parte dei pentastellati. Lui non ci sta a essere messo da parte e mette in scena un siparietto al termine dell’incontro stampa della delegazione, attaccando i grillini. Intanto domani al Vinitaly Salvini e Di Maio si incontreranno di nuovo, ed è probabile che il leader leghista tenti di scongelare la posizione dell’omologo pentastellato. Entrambi chiedono per sé l’incarico tuttavia non sembra vogliano rischiare fino in fondo, per paura di rimanere bruciati.
Il piano di Mattarella potrebbe prevedere un incarico esplorativo a uno dei presidenti delle due camere, più probabile la Casellati rispetto a Fico, oppure a una figura terza, il cui identikit è ancora sconosciuto. L’idea è anche quella di un esecutivo con pochi punti programmatici da portare avanti, la stesura di una nuova legge elettorale e nuove elezioni in autunno o al massimo tra un anno, in concomitanza con le Europee. Improbabile, al momento, un terzo giro di consultazioni. Lo scenario potrebbe cambiare nel caso uno dei quattro principali partiti dovesse rivedere la propria posizione.