#MetropolitanTravels ritorna a volare, allacciatevi le cinture, aprite gli occhi, sognate con le mani e immaginate con la pancia, oggi voliamo in Turchia.

Foto Di Alessia Spensierato

 

Quando si ritorna da un viaggio, in alcuni casi si ritorna a metà, lasci la parte che ti piace di più in qualche posto nel mondo, perché sai che un giorno andrai a riprenderla.

Non amo scrivere tutto ciò che ho visto in dettaglio, non amo scrivere l’itinerario che ho fatto, rimango sempre nella più ignorante idea che ogni viaggio va assaporato, scoperto a modo proprio, io oggi ( se riesco) vi parlerò delle sensazioni che mi sono portata addosso dal primo all’ultimo giorno, come il più bel bagaglio che tu possa riempire attimo dopo attimo di colori, emozioni, immagini e parole.

Gran Bazar

Atterrata a Istanbul, ti senti già in un’altra dimensione in biblico tra ciò che sai e non sai. La città globale, così l’hanno definita con i suoi 15.000.000 di abitanti, la terra di mezzo tra Occidente e Oriente, tra Europa e Asia. Una mescolanza di colori, persone e culture vi entreranno negli occhi. In silenzio continuerai a camminare alla scoperta della bellezza, perdendoti nelle vie del Gran Bazar, costruito nel 1461, e che riesce a mantenere quel mistero storico e antico nei suoi 5000 “negozietti”. Una volta usciti è molto facile arrivare al Sultan Ahmet Camii, meglio conosciuta come Moschea Blu: la vedi già da lontano, dal colore delle sue maioliche, e senza neanche averla mai toccata, sai che sta li nella sua più grande bellezza ed immensità.

Foto di Alessia Spensierato

Di fronte la prorompente cattedrale di Santa Sofia, ormai divenuta un museo, che racchiude l’imperfezione della storia, la psicopatia delle religioni, il cambiamento del passato: nasce come cattedrale costruita dai Bizantini, poi trasformata in moschea dagli Ottomani; oggi rappresenta un grande esempio della storia, di ciò che realmente è avvenuto ad Istanbul, ex- capitale dell’Impero Romano; mescolanza tra passato e presente, il punto e virgola tra l’Est e l’ovest.

Accanto, la famosa e più grande cisterna sotterranea conservata a Istanbul, la Basilica di Cisterna, costruita da Giustiniano intorno al 530, durante il periodo più prospero dell’Impero Romano D’Oriente. La Basilica Cisterna ti regalerà emozioni cinematografiche, ti segnerà addosso un mistero, il rumore dell’acqua nell’oscurità dei suoi 140 metri di lunghezza, un film che ti riporta nell’Inferno di Dan Brown.

Foto di Alessia Spensierato

Istanbul è tanta “roba”, ti stimolerà la curiosità e la fame di conoscenza, ti trasporterà in ciò che non sai con eleganza, sentirai l’esigenza di volerti immergere nel sapere più puro che ci possa essere: la storia che non hai mai studiato, la diversità che rende ignoranti, la voglia di guardare una donna negli occhi immaginandone il viso, il rispetto per ciò che tu non sei, non hai. 

Riallacciatevi le cinture, perché se dovessi atterrare in Turchia, non puoi non volare sulla Cappadocia, quindi si parte nella direzione più arida e desertica che la regione storica dell’Asia Minore ti offre, nella magia più pura che la tua immaginazione possa avere.

Eh già, l’immaginazione in Cappadocia cammina di pari passo e a braccetto con la storia, è una di quelle regioni che ti affascina dal primo momento che la vedi, con la consapevolezza che ci ritornerai. Mi piace immaginarla come una gran donna che ha sulle sue spalle un passato nascosto che non tutti sanno, una bellezza evidente ed un’anima da scoprire. Dai “camini delle fate” a Goreme , dalla valle dei Monaci al canyon di Ihlara, andrai alla scoperta di basiliche e rifugi scavate nelle rocce. La sua posizione centrale ha reso questa regione un grande “passaggio commerciale” tra Oriente e Occidente, rendendola fragile e oggetto di innumerevole invasioni, soprattutto durante il periodo della persecuzione romana, i cristiani della regione hanno trovato rifugio e nascondiglio nelle grotte della città sotterranea. 

Il tempo non esiste, ogni cosa sembra essersi fermata, il calendario non ha valore e l’orologio non ha lancette nella misteriosa terra cosparsa di città sotterranee, nascosta tra pietra di origine vulcanica, tra rocce divenute case e monti trasformati in basiliche. Dal Castello di Uchisar, il punto più alto della Cappadocia, dal quale potrai ammirare la vastità di tanto mistero, fino al Parco Nazionale di Goreme, la città sacra d’epoca romana oggi riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità Unesco, ti perderai nell’immaginazione e fantasia in una valle magica.

Uchisar, i camini delle fate

Zaino spalla, occhiali da sole, felpa in mano e tanta voglia di guardare con gli occhi, di osservare ogni piccolo dettaglio, di sentirti addosso in una dimensione che non ti appartiene e nella pancia la volontà di poter tornare indietro ed immaginare una vita lì, nelle rocce, sui monti o sottoterra. Sentirai nello stomaco quella sensazione di bellezza che non conosci, quella che ti fa ammirare con gusto ciò che hai di fronte, la curiosità di entrare dentro “un camino di fata” e guardare dall’altro la Cappadocia, con il sorriso di una bambina che  volerà anche sulla mongolfiera colorata sulla Valle Dei Monaci.

Le parole non hanno valore. Le parole diventano diamanti invisibili in una cornice di pietra.

Alessia Spensierato