Il piccolo di 23 mesi non ce l’ha fatta. Nonostante il suo respiro non abbia cessato di esistere dopo lo spegnimento dei macchinari, la morte ha avuto la meglio su di lui. Addio Alfie.

”Il mio gladiatore ha posato lo scudo e si è guadagnato le ali. Abbiamo il cuore spezzato. Ti voglio bene ragazzo mio”. Così papà Tom ha salutato suo figlio.

Alfie ha chiuso gli occhi per sempre alle 2:30 di questa notte all’ospedale di Liverpool.

Aveva 23 mesi e li aveva impiegati tutti per combattere contro una terribile malattia neuro-degenerativa che lo aveva costretto ad essere costantemente alimentato da un macchinario per la ventilazione, che da 5 giorni un giudice dell’ Alta Corte britannica, Anthony Hayden, ha decretato di spegnere.

 Il piccologuerriero”, come lo ha definito sua mamma Kate, ha resistito per più di 5 giorni senza respiratore, dimostrando ai medici, ai giudici e al mondo intero quanto fosse forte il suo attaccamento alla vita.

Ma anche i guerrieri hanno bisogno di riposo.

Alfie si è addormentato per sempre tra le braccia di chi l’ha amato dal 9 Maggio 2016, da quando ha aperto per la prima volta i suoi dolci e innocenti occhi, da quando gli è stata diagnosticata una malattia.

La vicenda del piccolo è entrata nel cuore delle persone comuni e dei potenti, tanto che Papa Francesco è intervenuto più volte sulla questione incontrando papà Tom, cercando di far trasferire il bimbo all’ospedale Bambin Gesù di Roma, e lo stato italiano ha concesso la cittadinanza.

Tutto ciò, però, non ha impedito la morte di un piccolo innocente, colpevole solo di essere malato.

La storia di Alfie provoca molta indignazione. È possibile che, dopo aver conquistato la Luna, lo spazio, i diritti civili, dopo aver creato l’ONU, gli esseri umani, che si sono eletti a esseri superiori a tutti gli altri sulla Terra, ammettano e decretino la morte di un bambino?

La vita è un diritto alienabile e universale. Tranne che per Alfie.

Claudia Colabono