Segnatevi queste due date sul calendario: 16 e 26 maggio. Due attesissime serate di sport in cui finalmente conosceremo i nomi delle regine d’Europa. Ma prima di tuffarci nella visione di delle finali di Champions League ed Europa League, addentriamoci in un’analisi e in un approfondimento tattico delle quattro semifinali europee.

Martedì la prima di queste spettacolari sfide. Il Bayern di Monaco deve recuperare l’1-2 dell’Allianz Arena. Il Real scende in campo con un 4-3-3, con Asensio ad arretrare in fase difensiva sulla linea dei centrocampisti e formare un 4-4-2. Come terzino destro viene schierato Vazquez, costringendo Modric a numerosi ripiegamenti difensivi. Il Bayern schiera un 4-2-3-1 senza Boateng, infortunatosi nella partita d’andata, e passa al 4-1-4-1 in fase di non possesso, con Thiago Alcantara davanti alla difesa. I tedeschi partono aggressivi e riescono a trovare subito il gol con Kimmich. Continuano con il loro pressing alto ma, grazie ai cambi di gioco del Real, subiscono il pareggio già all’11’. Apertura verso Marcelo, cross in mezzo e colpo di testa di Benzema, dimenticato da Alaba. Per l’attaccante, in crisi realizzativa è il decimo gol in stagione. I bavaresi insistono sul piano dell’aggressività e ci provano più volte. Ribery è scatenato, ma la sua prestazione è destinata a spegnersi nel secondo tempo. Entrambe le compagini cercano di sfruttare i passaggi filtranti e la coppia Benzema-Ronaldo prova i cambi di posizione per confondere gli avversari. Allo stesso modo fanno Muller e James Rodriguez.

Si va negli spogliatoi sul risultato di 1-1.

Al rientro, dopo l’erroraccio di Ulreich, che regala il 2-1 e la doppietta personale a Benzema, il Bayern si scopre e rischia il gol del 3-1, che metterebbe la parola fine sul discorso qualificazione. Le squadre si allungano, il Bayern fa più possesso (alla fine della partita sarà del 57% a suo favore) e trova il pareggio con James al 67′. Al 72′ il Real fa il doppio cambio conservativo Benzema-Bale e Kovacic-Casemiro. Il Bayern risponde con la sostituzione Tolisso-Wagner e passa a due punte. Di lì a poco Heynckes sostituisce James con Javi Martinez, ma non farà mai il terzo cambio per non cambiare troppi pezzi di una macchina che corre ancora bene. Con l’ingresso di Nacho al posto di Asensio, Zidane riporta Vazquez nel ruolo in cui si trova più a suo agio.

I tedeschi ci provano fino all’ultimo, ma il 2-2 finale premia i galacticos per il terzo anno consecutivo.

Il Real Madrid proverà l’impresa di vincere la terza Champions consecutiva. Sarebbe la prima volta nella storia della competizione

Non meno emozionante è Roma-Liverpool del giorno seguente. I giallorossi sono chiamati ad una nuova impresa dopo il 5-2 di Anfield. Il 4-3-3 di Di Francesco vede Pellegrini e Schick titolari al posto dell’infortunato Strootman e di Under non ancora al 100%. Modulo a specchio per i Reds con gli stessi 11 dell’andata, eccezion fatta ovviamente per Oxlade-Chamberlain, rimpiazzato da Wijnaldum. C’è poco tatticismo da considerare nello 0-1 di Mané, se non il pressing del Liverpool che costringe Nainggolan all’errore e favorisce il recupero palla di Firmino, che serve il compagno di squadra. Sarà l’antifona di tutta la partita. Reds che pressano e ripartono in quattro: i tre davanti più alternativamente una delle due mezze ali. Le stesse, Milner e Wijnaldum, che firmano rispettivamente il grottesco autogol dell’1-1 e il colpo di testa dell’1-2 sugli sviluppi di calcio d’angolo. La Roma, dal canto suo, gioca prevalentemente sulle fasce cercando il cross basso. Di contro, raramente prova l’attacco per vie centrali, se non quando cerca il pallone lungo, sia a scavalcare la difesa avversaria sfruttando l’altezza di Dzeko che a bucarla rasoterra.

Nella ripresa il bosniaco pareggia e Di Francesco toglie un indifferente Pellegrini per passare al 4-2-3-1 con Under.

Il turco cerca gli inserimenti coadiuvato dalla regia di De Rossi, ma gli sforzi risultano vani. I cambi del Liverpool non cambiano l’assetto tattico, come non lo cambia per la Roma la sostituzione De Rossi-Gonalons. Inutili le reti nel finale di Nainggolan. Finisce 4-2 e il Liverpool torna in finale di Champions League dopo undici anni.

Il belga Radja Nainggolan firma un’inutile doppietta nel finale di gara

Ultimi match, le due semifinali di Europa League. Atletico Madrid-Arsenal, dopo l’1-1 dell’andata, vede i padroni di casa scendere in campo con il 4-4-2. A fare le veci di Juanfran e Vrsaljko nel ruolo di terzino destro è Thomas Partey. Wenger, alla sua ultima in Europa sulla panchina dei gunners, schiera lo stesso 4-3-3 dell’Emirates. I suoi, che giocano senza una vera punta centrale, cercano prevalentemente il gioco sulle fasce. Sul finire della prima frazione di gioco è Diego Costa a portare i suoi in vantaggio, assistito dall’imbucata di Griezmann e dalla impotente marcatura di Bellerin. Dopo l’1-0 le squadre si allungano, lo stesso attaccante spagnolo prova prepotentemente l’azione personale, ma il risultato non cambia. Dopo il Real, un’altra madrilena raggiunge una finale europea, dove incontrerà il Marsiglia di Rudi Garcia. Conosciamo bene il tecnico francese. Il suo OM se la vede brutta contro il Salisburgo, facendosi rimontare il 2-0 casalingo, ma trova la rete della qualificazione a quattro minuti dalla fine dei tempi supplementari con l’ex Napoli ed Inter Rolando. Appuntamenti a Lione e Kiev!