Un vecchio sudato, brutto, grasso e senza capelli, che penetra voracemente le pudenda di una provocante giovane ragazza (non proprio casa e Chiesa), dopo averla accuratamente posta alla stessa gradazione di un angolo retto, nell’angusto sottocoperta di una barcaccia al largo della costa tarantina. Ah dimenticavo, tutto questo come romantica cornice ad un tentativo di corruzione per un appalto, aggiungerei, dignitosamente andato in porto. No, non si tratta della coinvolgente trama di un video amatoriale trovato su YouPorn, bensì dell’eloquente incipit della prima parte della nuova pellicola di Paolo Sorrentino “Loro”, incentrata sulle vicende professionali, politiche e private di Silvio Berlusconi.
Questa poetica premessa è soltanto un piccolo primo assaggio del fastoso banchetto che, con il lento scorrere della proiezione, si arricchirà sempre più cospicuamente di succulente portate a base di prostitute, alcol, cocaina e MDMA. Un delizioso simposio, in cui i prestigiosi posti a disposizione sono riservati proprio a ‘loro’, come suggerisce il titolo, convitati molto speciali: ‘loro’, cioè le persone che contano, gli integerrimi membri di quella irreprensibile classe dirigente che conduce le redini del nostro rispettabilissimo Bel Paese. Una cena Trimalchionis di petroniana memoria, in cui i piatti principali non sono più pietanze servite alla ‘come Cracco comanda’, ma invitanti strisce di neve bianca e lussuriosi unioni carnali tra impotenti ed importanti esponenti della politica italiana ed incantevoli cortigiane dalla bellezza ammaliante, pari a quella delle ninfe greche; splendide fanciulle disposte più a sfruttare l’elasticità delle loro gambe, piuttosto che il torpore dei loro cervelli per garantirsi una ‘Balenciaga’ autentica.
E intanto ‘Lui’, il vero protagonista del film, colui che non viene mai menzionato con il suo nome, manco ci trovassimo ad Hogwarts a parlare di Lord Voldemort, tarda la sua comparsa, creando un’eccezionale atmosfera di suspense, che verrà ben presto disillusa. Ma procediamo con ordine. La climax ascensionale di quello sfrenato eccesso, sopra citato, raggiunge il suo acme durante un party a bordo piscina, che viene organizzato in una villa in Sardegna, adiacente a quella del nostro innominato, proprio con lo scopo di attirare la sua attenzione.
Ed è immediatamente dopo questo sregolato festino stile Ibiza, che avrebbe reso orgogliosi maestri di quest’arte come Lapo Elkann e Ronaldinho, che entra in scena il nostro caro Silvio. Tutti gli spettatori della sala a questo punto si aspetterebbero il classico vecchio mandrillo, che, stimolato dal baccanale tenutosi accanto, si tuffi nella mischia, magari con un tanga leopardato e la cravatta annodata in fronte alla Rambo, al grido di battaglia “Bunga-Bunga!”, ed invece… niente di simile.
L’esordio del Cavaliere è tutt’altro che prorompente: vestito e truccato come un pagliaccio, completamente disinteressato ed estraneo alle gaudenti attività dei suoi mondani vicini di casa, lo troviamo impegnato nella vana impresa di strappare un sorriso alla moglie, Veronica Lario, ormai tristemente distante ed insensibile agli sforzi del marito nel riconquistarla.
Insomma, il momento clou di incontro con il personaggio principale della storia finalmente arriva, ma le aspettative del pubblico franano clamorosamente come un cumulo di macerie: la figura rappresentata, infatti, è quello di un curioso ometto, attanagliato da un’assordante solitudine interiore; un carattere nostalgico, ma non certo arrendevole alla letalità che possono esercitare i ricordi; amorevole e premuroso con il piccolo nipotino, ma anche autorevole e malizioso nell’insegnargli le prime dritte sul mestiere del sofista; autoritario ed intransigente nei confronti di chi osa cercare di fregarlo, ma allo stesso tempo tenero e passionale quando tenta di riaprire una breccia nel cuore della consorte, nonostante i vari tradimenti di cui è stata, e probabilmente è ancora, vittima.
Il Berlusconi di Sorrentino è una personalità dai mille risvolti e dalle mille sfaccettature, raccontato in quasi tutti i suoi cliché: da quello che lo vede come uomo sempre pronto alla battuta e alla barzelletta sconcia, a quello che lo ritrae come fermo ed irriducibile baluardo della Destra italiana, ben disposto a lanciare taglienti frecciatine ai rivali Comunisti, tuttavia, però, ancora avulso da quella esacerbante professione di Don Giovanni da strapazzo seriale, alla quale siamo soliti associarlo.
L’opera del regista partenopeo si contrappone dunque in questi due sezioni divergenti: la prima basata su una realtà immorale e disonesta, che si esplica in una sregolatezza ed esagerazione inaudita, che era già stata parzialmente mostrata ne “La Grande Bellezza”; la seconda, invece, totalmente dedicata alla persona di Silvio Berlusconi nella sua interezza, più contegnosa, cronachistica e decisamente più equilibrata, ma dall’aura pur sempre un po’ squallida e patetica.
Per concludere, sullo sfondo, ad assistere a questo deprimente scenario, tre insulsi animali, quasi buttati lì per caso, inseriti come per gioco, ma, per un occhio più vigile, profondamente significativi: c’è la pecora, da sempre simbolo di conformità, debolezza e, perché no, anche di stupidità, che muore non appena entra nella tana del “lupo”; c’è il topo, che osserva indolente, la cupa ed infelice società in cui sopravvive, razzolando nella sporcizia che piove dall’alto; ed infine c’è il rinoceronte che scappa dallo zoo, allegoria, forse, di colui che, dotato di forza, saggezza e pazienza, può evadere da questo fetido marciume in cui la nostra penisola è penosamente sprofondata.
E questa, signori miei, era solo la prima parte del film!
Tartaglione Marco
Leggi anche: https://metropolitanmagazine.it/2018/05/20/95336/ (recensione di “Loro 2”)