Esattamente cinquant’anni fa moriva Robert Kennedy, senatore degli Stati Uniti e fratello del Presidente John Fitzgerald Kennedy.
Una vita interrotta a 42 anni. Tra il 4 e il 5 luglio 1968, Bobby stava celebrando la vittoria con un discorso all’Ambassador Hotel di Los Angeles.
Poco dopo la mezzanotte, venne fatto allontanare dalla sala stampa dell’hotel, passando attraverso le cucine, per un colloquio con i giornalisti. Nel tragitto verso l’altra stanza, quattro colpi di una revolver calibro 22 vennero sparati contro di lui.
Uno dei proiettili gli perforò la tempia destra. Si capì subito, nel panico generale, che la situazione era disperata. Nella notte, Robert Kennedy morì all’Hospital of the Good Samaritan di Los Angeles.
Il suo assassino fu subito bloccato ed arrestato. Si trattava di Sirhan Bishara Sirhan, un giovane palestinese che non vedeva di buon occhio il sostegno americano ad Israele durante la Guerra dei Sei Giorni. Condannato inizialmente alla pena di morte, quando questa fu abolita dallo stato della California, la sua punizione fu mutata in ergastolo. Dopo cinquant’anni, infatti, sta ancora scontando il carcere.
Robert Kennedy, con la vittoria delle primarie in California, andava verso la candidatura dei Democratici per la presidenza degli Stati Uniti.
Negli anni al Dipartimento di giustizia, Robert Kennedy si avvicinò al movimento per i diritti civili e al leader carismatico Martin Luther King. Ne era considerato, in qualche modo, l’erede.
Il più giovane dei Kennedy era animato da saggezza e solidarietà per coloro che soffrivano: giustizia per tutti, bianchi e neri. Qualità che, dopo cinquant’anni, vengono sempre attribuite alla sua figura.
Robert appoggiò i diritti civili degli afroamericani. Viaggiò in Sudafrica criticando pesantemente l’apartheid. Si oppose alla guerra del Vietnam. Fu anche favorevole a dichiarare illegale la pena di morte negli Stati Uniti. Celebri i suoi discorsi sul PIL, di cui ne criticò l’utilizzo di indicatore come unico segnale del benessere.
Le rivolte razziali erano all’ordine del giorno. Bobby sembrò colui che avrebbe potuto risollevare la nazione. E tra incertezze e timori per il futuro, cinque mesi dopo la sua morte, fu eletto il candidato repubblicano Richard Nixon.
Patrizia Cicconi