In vista il nuovo decreto Covid, previsto in sostituzione di quello attuale, in vigore fino al 6 aprile. Lo confermano diverse fonti governative, spiegando che una discussione politica non c’è ancora stata, anche se il lavoro istruttorio sarebbe già iniziato. Tra i temi principali ci sono gli spostamenti, ma soprattutto la scuola, per la quale diversi ministri invocano la riapertura in presenza, anche in zona rossa, quantomeno fino alla prima media: se non altro perché la didattica a distanza sta mettendo a dura prova alunni e famiglie. “Lavoriamo giorno e notte per poter riaprire” – ha dichiarato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ricordando di aver chiesto anche in Consiglio dei ministri che le scuole siano le prime a riaprire, in condizioni di sicurezza, “a partire dai più piccoli, che devono essere i primi a poter tornare”.

A riguardo, il premier Draghi aveva previsto una immediata riapertura della scuola non appena “la situazione dei contagi lo permetterà”. Ma insieme a Bianchi e alla ministra delle Pari opportunità Elena Bonetti – anch’essa propensa all’ipotesi della “riapertura in zona rossa almeno della scuola d’infanzia e della primaria”, c’è anche chi invoca prudenza, invitando a guardare alla stretta decisa proprio in queste ore in Germania, dove il lockdown è stato prorogato fino al 18 aprile, pur con meno contagi e meno morti dell’Italia – ma scuole e asili rimarranno aperti, al momento, con test-antigenici veloci due volte a settimana. Dalle prime indiscrezioni, nella riunione del pomeriggio a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, il ministro della Salute Speranza e i rappresentanti del Cts, Franco Locatelli e Silvio Brusaferro, non si sarebbe parlato di nessuna proroga delle misiure anti-covid. L’incontro sarebbe, infatti, servito per fare un punto della situazione epidemiologica, esaminando le curve del contagio, senza alcun riferimento neanche alla campagna di vaccinazione.

Intanto, la curva dei contagi in Italia sembra lievemente affievolirsi da 4 giorni, come hanno notato gli esperti, rispetto alla scorsa settimana: i numeri giornalieri parlano di quasi 10mila casi, con un tasso di positività in calo al 5,6%. Ma 511 vittime, in 24h, sono ancora tante – rapportate alle 603 dello scorso 19 gennaio. E ancora tanti sono i 317 ingressi in rianimazione, con i +379 nei reparti ordinari. Il numero alto dei decessi potrebbe essere dovuto a un accumulo di notifiche, e la curva delle vittime è comunque inferiore a quelle delle precedenti ondate. Alcune Regioni, però, non perdono la speranza di poter avere una ‘finestra’ arancione prima di Pasqua: Lombardia e Lazio in testa, secondo il monitoraggio settimanale di venerdì. “Pensiamo che dopo Pasqua la situazione migliorerà gradualmente, e poi ci muoveremo con gradualità verso una situazione più normale a maggio e giugno: questo grazie alla disponibilità dei vaccini e all’aiuto che arriva dalla stagione più calda”: così ha riferito il ministro dell’Economia Daniele Franco.

Francesca Perrotta