Mercoledì 27 gennaio 2021, si è svolto online il convegno : Aborto telemedico tra esperienze e nuove prospettive. 

L’evento ha rappresentato la prima occasione di confronto in lingua italiana sul tema dell’aborto telemedico tra attiviste e operatrici straniere nel settore e il mondo pro-choice italiano.

Cos’ è l’aborto telemedico?

L’aborto per telemedicina combina l’aborto farmacologico – che utilizza pillole per porre fine a una gravidanza – e la telemedicina – che consente agli operatori sanitari di supervisionare l’uso delle pillole per l’aborto tramite videoconferenza o consultazioni telefoniche, di conseguenza molte persone scelgono l’aborto farmacologico perché è meno invasivo e più “privato” dell’aborto chirurgico.

Milioni di donne in tutto il mondo hanno usato con successo pillole per l’aborto. Questo può avvenire in modo sicuro senza l’assistenza fisica di un medico, pratica che l’OMS ha approvato per un massimo di nove settimane di gestazione. La crescita dell’aborto terapeutico si è combinata con l’espansione della “telehealth” per offrire nuove opportunità alle donne in gravidanza di accedere all’aborto in modo sicuro e privato.

Il convegno organizzato da pro-choice

Dopo un’introduzione di Elena Caruso della Pro-choice RICA (rete italiana contraccezione aborto), studiosa di diritto minorile e diritti riproduttivi, sono intervenute Kinga Jelinska– Women Help Women (organizzazione internazionale attivista senza scopo di lucro che lavora sull’accesso all’aborto) e Marta Koguc, Bpas – Regno Unito (un ente di beneficenza che offre un servizio di interruzione di gravidanza sicuro e leggittimo).

Il dibattito è continuato con la testimonianza di Federica di Martino, creatrice del blog “IGV-ho abortito e sto benissimo”.

«L’aborto è un’esperienza di vita– sostiene la di Martino- e le donne devono sentirsi al sicuro di parlarne liberamente. Parlare di aborto è sempre controverso, ma c’è una costante: il senso di colpa. Una donna che decide di interrompere volontariamente una gravidanza può avere migliaia di ragioni, tutte ugualmente dignitose e degne di essere rispettate. Purtroppo però, aver compiuto questa scelta diventa una lettera scarlatta. Questa è una deriva del patriarcato, un’arretratezza che è necessario superare». Fondamentale è in questi anni il lavoro del collettivo Obiezione Respinta, che ha promosso l’evento suoi suoi canali social. L’associazione lotta contro la violenza ostetrica ed esercita una mappatura dei medici obiettori, rivendicando il pieno accesso a tutte le tecniche abortive (farmacologiche e non). A concludere il convegno Giulia Zanini, antropologa e attivista di pro-choice. 

Parlare e informarsi sempre, per rendere le nostre scelte sempre più libere! 

Potete trovare il dibattito qui:

Youtube: Prochoice. Rete italiana contraccezione e aborto.

Facebook: Obiezione Respinta / Prochoice. Rete italiana contraccezione e aborto

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@Milavagante