All’inizio di Novembre, in Ungheria, la ministra della Giustizia Judit Varga – manco a dirlo, fa parte del partito di Viktor Orbàn – ha sottoposto al parlamento un pacchetto di riforme costituzionali che, tra le altre, contiene due proposte che ancora una volta attaccano la comunità LGBT+, vietando le adozioni.

Dal web.

Il contenuto delle proposte di legge anti-adozione LGBT+

Il primo dei due emendamenti recita: L’Ungheria protegge il diritto dei bambini di auto-identificarsi con il sesso con cui sono nati. Garantisce loro un’educazione secondo i valori basati sull’identità costituzionale e sulla cultura cristiana del nostro paese”.

Il governo giustifica la proposta spiegando che le ideologie nuove e moderne sollevano dubbi circa la creazione del sesso maschile e femminile. E che questo mette in pericolo il diritto al sano sviluppo dei bambini.

Il secondo emendamento, ancora più anacronistico del primo, specifica che nella relazione genitori-figli “la madre è una donna e il padre è un uomo”. Precludendo quindi, alle coppie omosessuali, la possibilità di adottare minori.

Sempre secondo le nuove proposte, una persona single che decidesse di adottare dovrebbe ottenere uno speciale permesso ministeriale. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è ancora vietato in Ungheria, inoltre, a maggio del 2020 il parlamento ha approvato una legge che vieta ogni tentativo di riconoscimento legale delle persone trans.

La nuova normativa sarà discussa in parlamento, dove Fidesz (il partito di Varga e Orbàn) ha la maggioranza sufficiente all’approvazione di modifiche costituzionali.

Le reazioni dell’opposizione e degli attivisti LGBT+

Le opposizioni e gli attivisti hanno ovviamente considerato la proposta un attacco diretto alla comunità LGBT+ da parte del governo. Anche il tempismo delle proposte non lascia dubbi. Presentare queste proposte a poche dall’entrata in vigore di nuove misure restrittive per ridurre i contagi da COVID-19 che prevedono il coprifuoco dalle 20, la chiusura dei ristoranti e bar e il divieto di assembramento, di certo non lascia spazio a manifestazioni di protesta.

Anche secondo l’Háttér Society (la maggiore ONG per i diritti LGBT+ ungherese), infatti, il tempismo non è accidentale.

La parlamentare Bernadett Szél ha pubblicato un post relativo alla faccenda in cui accusa il governo ungherese di concentrarsi sulla battaglia contro la comunità LGBT+ piuttosto che su quella contro il virus. Della stessa opinione è anche Katalin Cseh, del partito di opposizione Momentum.

Per reagire alla situazione dell’Ungheria e a quella piuttosto simile della Polonia, la Commissione Europea ha presentato lo scorso 12 Novembre un piano in cinque anni per garantire i diritti delle comunità LGBT+, che incluse supporto legislativo e finanziario per le organizzazioni che ne difendono i diritti. Ha inoltre incitato gli Stati a rispettare, nelle proposte di legge nazionali, gli obblighi internazionali sui diritti umani e la legge dell’UE.

Noi di BRAVE girls ci stringiamo alla comunità LGBT+ ungherese e ci auguriamo che, anche con l’aiuto dell’UE, il Medioevo nel loro paese finisca quanto prima.

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