E’ andato in scena, nei giorni 21 e 22 gennaio 2019, su Canale Cinque, il video-fumetto “Adrian“, ideato dal cantante Adriano Celentano, con il quale hanno collaborato lo sceneggiatore Vincenzo Cerami e il celebre disegnatore Milo Manara.
La storia, che affronta i temi del disagio sociale contemporaneo, dell’alienazione, della crisi economica e dell’omologazione, narra le avventure del giovane Adrian, un cantante fuori dagli schemi che combatte il crimine e cerca di risvegliare la coscienza collettiva attraverso le sue canzoni.
Il fumetto, ritratto abilmente dal grande Manara, che anche questa volta non si smentisce, contribuendo con quel tocco di erotismo tipico dei suoi disegni nel ritrarre la fidanzata di Adrian, Claudia Mori, nelle vesti di una sexy pin-up dai lunghi capelli neri di nome Gilda. Sicuramente, la scelta di affidare le illustrazioni ad una firma autorevole quale Manara è stata un buon espediente per destare la curiosità anche di quella fetta di pubblico non troppo attratta dalla musica di Celentano.
Tuttavia, è doveroso, dal punto di vista fumettistico e cinematografico, rilevare delle pecche non indifferenti che questo film animato presenta. Ad esempio, il soprannome di Adrian, “l’Orologiaio“, che poi è anche il suo mestiere, è un’evidente metafora ripresa dal noto fumetto Watchmen, creato da Alan Moore e raffigurato dal suo collega Dave Gibbons, per poi essere pubblicato, in 12 albi, tra il 1986 e il 1987 e da cui derivarono varie trasposizioni cartoon, nonché il celebre film.
L’orologiaio, nel caso di Watchmen , era il mestiere del padre di uno dei protagonisti della serie a fumetti. Quest’ultimo, cioè Jon Osterman, aveva assistito alle scoperte del padre, dalla teoria della relatività agli studi che avevano poi favorito il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, diventando a sua volta un fisico nucleare e prendendo poi il nome di Dottor Manhattan.
L’intera storia di Watchmen è incentrata sulla storia di Dottor Manhattan e dei suoi amici supereroi, che cercano, durante la Guerra Fredda, di risollevare le sorti politiche del proprio paese, all’interno di un contesto di desolazione e disperazione sociale, in un mondo che lo stesso Manhattan definisce “Un orologio senza orologiaio“, con ingranaggi che non funzionano più.
Alla stessa maniera, la storia di Adrian ricalca gli stereotipi del disagio sociale, riproponendo, tra l’altro, un monologo, durante la seconda puntata, che tanto ricorda quello celebre che Rorschach declama all’inizio del film di Watchmen. L’orologiaio, diventa a questo punto il macchinatore, l’uomo-supereroe, il cui destino è quello di mettere in guardia e tutelare la gente dalla malavita e dal governo, che si dirige sempre più verso la rotta di una dittatura.
La scena in cui Adrian, invece, si ritrova nei vicoli bui della città, con indosso una maschera da volpe, a salvare due ragazze da un tentato stupro da parte di un gruppo di malavitosi, riprende, per filo e per segno, la scena del fumetto famosissimo di V per Vendetta, anch’esso scritto da Alan Moore e illustrato, stavolta da David Loyd, in cui l’eroe V salva la giovane Ivy dallo stesso tipo di situazione, trasformandosi nel paladino della giustizia.
Che il tentativo di riscuotere successo, da parte di Adriano Celentano, attraverso la storia di Adrian, non sia stato forse un po’ troppo maldestro, se consideriamo che le somiglianze con grandi cult del fumetto e del cinema rasentano la copia conforme? E che dire delle canzoni, tra cui il brano “I want to know“, che a livello di motivetto e di note ricorda tantissimo la celebre “Piazza Grande” di Lucio Dalla e Francesco De Gregori?
Nonostante l’elevato share raggiunto dalla trasmissione, occorrerebbe, per il futuro, tenere conto del fatto che sì, è un diritto di qualunque artista attingere dai capolavori, non con la pretesa, però, di averne creato un altro.
GIORGIA MARIA PAGLIARO