All’Esc Atelier autogestito è avvenuta l’ennesima aggressione trans fobica: verso le performer di “C’è figa” che continueranno ad esibirsi senza lasciarsi spaventare.

Sabato 13 Maggio All’Esc Atelier Autogestito ci troviamo di fronte all’ennesimo episodio di transfobia: le performer del collettivo comico “C’è Figa” (Simonetta, Frad, Alessandra e Paola) si stavano esibendo al consueto appuntamento di stand-up comedy nello spazio quando hanno subito una violenza verbale e fisica da parte di alcune ragazze.

“Toccata dappertutto, quasi a volerla spogliare: un terribile momento”

“Non per fare facile vittimismo, ma ovviamente questo è successo a me che sono una ragazza transgender che tra l’altro usa la stand up comedy per parlare del proprio corpo NON CONFORME con ironia e leggerezza. “

Simonetta Musitano

La conclusione arriva forte come un pugno: il corpo delle donne trans gender è ancora gravemente discriminato. La riflessione è amara perché ci si rende conto che questi corpi sono soggetti ad una doppia discriminazione: la prima in quanto donne e la seconda in quanto corpi non conformi al canone Patriarcale. Ed ecco che ci troviamo di fronte a donne che subiscono una doppia violenza, la cui risposta di noi attivisti e membri del mondo della cultura deve essere forte e compatta. Nessuna violenza è accettabile e a nessun corpo si può impedire di attraversare alcuno spazio, a maggior ragione se si sta parlando di spazi che sono aperti all’inclusione come indirizzo politico. Chiaramente l’Esc Atelier non ha nulla a che vedere con lo spiacevole evento e ha anzi allontanato le molestatrici.

Il Video qui.

L’aggressione non ferma il trans femminismo: solidali con Esc Atelier

Ribadendo che lo spazio non ha nulla a che vedere con l’evento, la stand up comedy delle performer è un momento di svago e divertimento ma anche di riflessione politica.

“Non sarebbe mai successa a una persona cisgender una cosa del genere. Questa è la riprova della transfobia interiorizzata che c’è nelle persone, quello che è successo è stato chiaro: mi hanno vista come la macchietta, non come una persona, come quello che vuole fare la donna, il tutto contornato dalla solita morbosa curiosità nei confronti del mio corpo non conforme. Il tutto si è svolto in una maniera ambigua, tra il complimento per la mia perfomance, il gioco, la presa in giro e la molestia, non lasciandomi nemmeno il tempo e il modo di capire cosa stesse succedendo nell’attimo stesso in cui stava accadendo la cosa. All’inizio sono stata anche io a quel gioco invadente, ma quando ho iniziato a capire la gravità della situazione, me ne sono andata.”

Simonetta Musitano

L’attivismo passa anche per l’arte e di arte ne vogliamo vedere tanta, tanta quant’è la rabbia nel leggere di avvenimenti come questi. Auguriamo tante altre performance al duo, che ha tutto il supporto della Redazione del Metropolitan Magazine e (personalmente) anche il mio!

Articolo di Maria Paola Pizzonia

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