Sono tornate in libertà 21 delle 58 persone fermate e sottoposte a custodia cautelare il 22 Gennaio scorso ad Agrigento nell’ambito dell'”operazione Montagna” della Dda di Palermo e ritenute figure di vertice delle organizzazioni criminali della zona.
I soggetti arrestati nella zona di Agrigento sono indagati per reati di mafia ed estorsione e tutti avrebbero ruoli apicali all’interno delle varie organizzazioni criminali della zona: Raffadali, Aragona, S. Angelo Muxaro e San Biagio Platani, Santo Stefano di Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca, Cammarata e San Giovanni Gemini.
Parte dei presunti boss, tra cui nomi noti quali Raffaele Fragapane, Antonino Vizzì, Giuseppe Vella, Luigi Pullara e Giuseppe Blando, sono stati rimessi in libertà pur rimanendo sotto inchiesta.
Il Tribunale del Riesame, infatti, dando esito alle impugnative proposte dai soggetti interessati, ha decretato l’annullamento di 21 delle 58 ordinanze di custodia cautelare emesse il 22 Gennaio scorso.
A rendere possibile l’ingente operazione antimafia ad Agrigento e dintorni, la più importante negli ultimi anni nel siciliano, erano state diverse denunce delle vittime del racket, che finalmente si erano decise a collaborare rompendo il muro di omertà e l’aiuto di Giuseppe Quaranta, ex capomafia di Favara che da poco tempo ha deciso di collaborare con la giustizia.
Un vizio di forma forse alla base delle scarcerazioni
A niente però potrebbe essere servita tale spinta a vantaggio della legalità e probabilmente non per motivi sostanziali (i boss rimangono infatti indagati) ma per motivi formali. Si vocifera, infatti, ma bisognerà aspettare le motivazioni dei provvedimenti di annullamento che giungeranno nei prossimi 45 giorni, che alla base della decisione del Tribunale del Riesame vi sia un vizio di motivazione delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip, le quali sarebbero carenti sul punto, in violazione dell’art. 292 c.p.p.
Nello stesso senso potrebbero essere viziate anche le altre ordinanze emesse per gli altri indagati e sottoposti a custodia cautelare. Il Tribunale del Riesame procederà infatti nei prossimi giorni a vagliare anche tali provvedimenti e non è detto che anche gli altri soggetti in carcere possano immediatamente essere rimessi in libertà.
Chi ha contribuito alla cattura dei presunti boss potrebbe ora, suo malgrado, pentirsene dovendo vivere nella paura di eventuali ritorsioni per il contributo, una volta tanto, apportato alla giustizia. Rimane in carcere, invece, Giuseppe Quaranta che da capomafia di Favara ha deciso di collaborare con gli inquirenti.