Un’interessante perifrasi quella dell’Espresso, che parlando delle condizioni dei in Albania, la definisce la Guantanamo italiana. Vediamo perchè.

L’accordo tra Italia e Albania per trasferire i migranti nei centri di accoglienza albanesi, annunciato da Giorgia Meloni, ha suscitato forti critiche e preoccupazioni, tanto da essere etichettato come la “Guantanamo italiana”. Questo soprannome, coniato da critici e attivisti per i diritti umani, allude alla natura discutibile del progetto, che sembra replicare pratiche di detenzione extragiudiziale, in un contesto simile a quello della famigerata base americana a Cuba.

Albania, Guantanamo italiana? Scopriamo perchè

Il piano prevede la costruzione di due centri in Albania, uno dedicato all’identificazione e l’altro alla detenzione dei migranti. Questi centri, che dovrebbero ospitare fino a 36.000 persone all’anno, saranno finanziati e gestiti dall’Italia, ma collocati in territorio albanese. La decisione è stata difesa dalla Meloni come una soluzione innovativa per gestire i flussi migratori irregolari, ma molti esperti e oppositori politici hanno espresso dubbi sulla legittimità e sull’efficacia di questo approccio.

I critici sostengono che il trasferimento dei migranti in un paese non appartenente all’Unione Europea pone gravi questioni giuridiche e morali, soprattutto riguardo al rispetto dei diritti umani e delle procedure di asilo. Inoltre, l’accordo rischia di trasformare l’Albania in una discarica per i problemi migratori italiani, sollevando preoccupazioni sulla capacità delle autorità albanesi di gestire un afflusso così elevato di persone, molti dei quali potrebbero non vedere mai le loro richieste d’asilo esaminate equamente.

Un mero atto di propaganda

La sinistra italiana e varie organizzazioni umanitarie hanno denunciato questa iniziativa come un mero atto di propaganda da parte della Meloni, volta a mostrare un pugno duro sull’immigrazione senza però affrontare le vere cause del fenomeno. Questo progetto rappresenta, secondo i critici, un tentativo cinico di spostare il problema altrove, senza risolverlo realmente, e rischia di isolare ulteriormente l’Italia nel contesto europeo, dove altre nazioni hanno adottato approcci diversi e, in alcuni casi, più umani​.

Il progetto della Meloni di esternalizzare la gestione dei migranti in Albania dimostra una visione miope e strumentale della questione migratoria. Più che risolvere un problema, sembra essere un tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto, ignorando le implicazioni etiche e giuridiche di un simile approccio. Questo modello rischia di rafforzare l’immagine di un’Italia che scarica le sue responsabilità sui paesi più deboli, minando ulteriormente la coesione e la solidarietà europea.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine