Non solo il Coronavirus, purtroppo, tiene banco in questi giorni. Cerchiamo di fare la luce sul perche’ del bio Albedo feedback, fenomeno che ha preoccupato non poco i climatologi mondiali.

Come un ghiacciaio reagisce al calore

Come chiunque sia entrato in un’auto scura senza climatizzazione in estate ha potuto notare, le cose scure si scaldano molto di più delle cose chiare. Si dice che le seconde hanno una “Albedo” maggiore. 

Una superficie chiara, come un ghiacciaio, ha una fortissima capacità di riflettere la luce e di conseguenza immagazzina meno calore. Se la stessa superficie si ‘sporca’ o comunque si scurisce, la sua albedo diminuisce e la sua capacità di accumulare calore dal sole aumenta.

L’impatto di un minore albedo dei ghiacciai sul clima mondiale

Nel caso del ghiacciaio, il diminuire dell’albedo porta un aumento della velocità di scioglimento. Lo scurirsi dei ghiacciai avviene per diverse cause e: per esempio, sulle Alpi spesso è stata incolpata  sabbia portata dai venti di origine Nord Africana. 

I ghiacciai non sono però i luoghi sterili che molti immaginano. Quasi ovunque nel mondo (Himalaya, Groenlandia, Ande e Alaska) sono stati individuati microrganismi la cui crescita è capace di abbassare l’albedo del ghiaccio e promuovere il suo scioglimento. 

Il ghiacciaio alpino della Marmolada (Photo Credits: Wikimedia)

Normalmente questi microorganismi si aggregano su materiale inorganico come polveri minerali e formano un sedimento scuro definito “Cryoconite”.  Questo sedimento, tramite il suo colore promuove lo scioglimento delle aree di ghiaccio in cui si trova, causando una sorta di buchi (noti come ‘cryoconite holes’) che rappresentano degli ‘hotspots’ della biodiversità dei ghiacciai.

L’impatto dei Cryoconite Holes sui ghiacciai

Generalmente questi buchi hanno un impatto ridotto sul ghiacciao in generale. Il problema odierno è invece rappresentato dalla loro presenza diffusa ai margini dei ghiacciai.

Qui la diminuzione dell’albedo causa un ciclo autoalimentato in cui lo scurirsi del margine causa uno scioglimento sufficiente a produrre un sottile strato di acqua liquida che permette la crescita  della popolazione di alghe, che diminuisce ulteriormente l’albedo e aumenta la produzione di alghe in un ciclo continuo e difficile da spezzare.

È stato dimostrato che l’effetto di questo ciclo, denominato “bioalbedo feedback” non è trascurabile e deve essere inserito nei modelli che studiano la riduzione dei ghiacciai dovuti al cambiamento climatico.

L’effetto del bio albedo feedback sui nostri ghiacciai

Nessuno scienziato ad oggi aveva osservato questo fenomeno sui ghiacciai a noi più vicini, quelli alpini, il cui scurirsi era per lo più considerato di origine abiotica(non biologica).

La realtà si è rivelata diversa. In un articolo di metà marzo 2016 [1], i ricercato i hanno utilizzato il sequenziamento di DNA,  spettroscopia e microscopia per studiare per la prima volta gli effetti dei microrganismi sui ghiacciai alpini.

In particolare hanno studiato il ghiacciaio svizzero Vadret da Morteratsch e trovato un’alga frequente in Groenlandia, Ancylonema nordenskioeldii,  la cui abbondanza non era mai stata valutata sulle Alpi e la cui stessa presenza era considerata dubbia.

Lo studio ha dimostrato che, al termine della stagione in cui il ghiacciaio si ritira, questa specie è la più abbondante e che la sua crescita deve essere quindi considerata anche nei modelli che riguardano la regressione dei ghiacciai alpini ( che quindi, subendo oltre all’aumento delle temperature anche l’effetto del “bioalbedo feedback” sarà ovviamente più rapida).

Articolo per “La Scienza Risponde” a cura di Matteo De Chiara

Bibliografia

[1] https://www.nature.com/articles/s41598-020-61762-0