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C’è tutto un mondo sonoro da esplorare quando si ascolta Aldo Betto con i suoi compagni di viaggio, Franchetto e Bouazza.

Alla ricerca di continui panorami musicali che spaziano e esaltano, in una miscela originale e trascinante, tutta la gamma della black music, con il funky e il soul, senza dimenticare la visceralità del rock, continuano a sorprendere.

Ultimo album è “Savana Funk”, ( lo scorso anno sono usciti con “Musica Analoga”) uscito in febbraio e già un successo. Tripudio di sonorità berbere, synth e il trio in costante maturazione. Un viaggio sonoro  tra funk, suggestioni africane, richiami anglosassoni e blues.

E ancora:  melodie spiritual  incontrano ritmiche d’ispirazione elettronica, suggestioni d’oltremanica si uniscono alla visione jazzistica newyorkese.

Tutto questo mentre creano nuovi mondi sonori difficilmente catalogabili e non prevedibili.

Sono ospiti nel disco “Savana Funk”: Piero Bittolo Bon, Kalifa Kone, Nicola Peruch, Danilo Mineo e Mecco Guidi.
Savana Funk cd- immagine da web

 

Saranno in concerto venerdi 19 maggio al Mercato Sonoro e non perdiamo occasione di incontrarli per due chiacchiere preziose che rivelano molto del loro mondo sonoro e personale.

 

Ho avuto il piacere di ascoltarvi in diversi contesti, sia come trio con il vostro progetto musicale, che come turnisti per altri artisti. Come vi siete scelti per dar vita a un progetto comune?

Aldo: E’ stato tutto molto immediato e naturale. Ci siamo conosciuti io e Blake a Bologna, ad inizio 2015, il suo talento musicale mi aveva colpito subito, così il suo spessore umano. E lo stesso è stato quando ho conosciuto Youssef.

Devo dire che il primo incontro in sala prove ha qualcosa di magico, era come se ci fossimo riconosciuti, e da quel momento è iniziato un percorso proficuo che ci ha portato a due dischi realizzati in due anni.

 

Le vostre bio si trovano su web e siete musicisti dalle origini e esperienze variegate e diverse. Betto sei stato in varie band e hai suonato in America, Franchetto ha calcato i locali di Londra e Youssef ha radici nella meravigliosa cultura berbera. Come si incontrano e si influenzano tra loro queste radici, culturali e musicali?

Aldo: La musica è un linguaggio che abbatte le barriere, vola sopra i confini. Siamo curiosi per indole. Ci piace mescolare, avvicinare mondi tra loro distanti. Dove tra noi siamo diversi significa che possiamo essere complementari.

Ho sempre cercato di assorbire le cose più disparate. Senza pregiudizi. Devo dire che in questi ultimi due anni mi sento molto cresciuto artisticamente, e molto lo devo a Youssef e Blake, che stanno tirando fuori la mia parte migliore.

 

Avete pubblicato insieme due dischi molto belli, “Musica Analoga” e l’ultimo qualche mese fa, “Savana Funk”. Che progetti sono? Vi sono più differenze o più continuità?

Youssef: Musica Analoga” nasce da una visione di Aldo Betto, ricordo bene che stava scrivendo molto e qualche brano lo aveva già pronto nel cassetto.

Aldo è stato fondamentale per la riuscita del disco perché aveva già un’idea chiara del quadro finale che avrebbe voluto ne risultasse. A noi è bastato seguirlo, credere ed entrare completamente in quel disegno dipingendolo con i nostri colori…

La musica di questo disco è liberamente ispirata dal libro “Il Monte Analogo” di René Daumal; in copertina “ Vedo doppio” un’opera d’arte in grafite su carta, gentilmente concessa dal Maestro Serse .

Aldo Betto in trio

 

Il secondo disco “Savana Funk” È uscito a fine febbraio sotto Etichetta Brutture Moderne, Distribuzione Audioglobe. Rispetto al primo, tanti brani sono nati suonando insieme in saletta. Uno di questi invece è nato alle tre di notte in studio durante le registrazioni di “Musica Analoga”!

Pur essendo entrambi i dischi usciti nel giro di un anno, nel secondo c’è una maturità diversa e un’apertura a nuovi mondi musicali.

Tanti sono gli ospiti: Piero Bittolo Bon, Kalifa Kone, Mecco Guidi, Danilo Mineo e Nicola Peruch, presente anche nel primo disco. Entrambi gli album sono stati registrati in analogico al Duna Studio(a Russi) da Andrea (Duna) Scardovi.

Andrea è veramente incredibile, è stato importantissimo per noi e per la riuscita dei dischi. Ha capito subito la nostra intenzione musicale e ha messo a disposizione le sue conoscenze e la sua esperienza per rendere al meglio ciò che volevamo.

  Ricerca e sperimentazione musicale mi sembrano essere la cifra costante del vostro lavoro. In “Strange days”, un famoso film di Kathryn Bigelow di metà anni ’90, uno dei personaggi si esprime dicendo che tutte le storie sono state già scritte, tutte le musiche composte, tutte le note suonate, tutte le canzoni già inventate. Una visione decisamente apocalittica e decadente da fine millennio. Pensate che sia davvero molto difficile oggi creare qualcosa di totalmente nuovo?

Blake: è sempre difficile quando si hanno alle spalle dei giganti, tant’è vero che uno rischia spesso di perdersi se si paragona ad altri. Ma la musica non è paragone.

È sincera nel momento in cui si esprime attraverso il suono, le emozioni del presente. Essendo un’espressione di noi adesso, non ci sarà nessuno di uguale prima o dopo, questa è la novità.

Prima di Brad Mehldau c’erano i Radiohead, c’era Herbie Hancock, e prima ancora Miles, i Beatles, Louis Armstrong, Stravinsky, Beethoven, Maupassant, Dostoevskij…

Questi sono alcuni giganti. Noi sicuramente non intendiamo metterci in questa categoria, ma se ognuno di questi avesse pensato che tutte le storie/musiche fossero già state fatte, non avrebbero creato niente.

La creazione musicale diventa nuova già dal momento che il proprio vissuto è diverso;  quindi il musicista esprime cose diverse da quelle che hanno espresso altri in passato, pur mantenendo espliciti alcuni riferimenti.

Aldo:  guardare indietro a tutto quello che è stato fatto fa venire le vertigini, è vero. Ma ogni anno esce qualche artista che sa spiazzare e rinnovare le regole del gioco.

E’ questo il bello dell’arte. Per fare qualcosa di nuovo poi ci vuole coraggio, intuito, sana imprudenza.

Per quanto mi riguarda non mi posso certo paragonare ai giganti, ma faccio il mio lavoro da artigiano, cercando ogni giorno di migliorare un pò.

Il  prossimo 19 Maggio vi esibite al Mercato Sonato di Bologna: avete un folto pubblico che vi segue e che vi ama. Cosa può aspettarsi chi verrà a sentirvi per la prima volta?

Blake : Un’esperienza intensa!

Aldo: ogni sera portiamo sul palco qualcosa di diverso, ce la mettiamo sempre tutta quando suoniamo, rischiando e divertendoci. Il nostro è un live nudo e crudo, senza trucchi scenici ed effetti speciali. Ma con tantissimo groove.

Suonate spesso con ospiti di calibro, come Nicola Peruch ad esempio. C’è quindi molta fluidità nelle vostre performance. Vi preparate prima o lasciate che i vostri ospiti si amalgamino con voi improvvisando?

Aldo: innanzi tutto suonare con un musicista come Nicola è un onore. Ora è in tour mondiale con Zucchero.

Ma a breve uscirà una serie di brani registrati con lui e Chris Costa. Sono una bomba! Rispondendo alla tua domanda: questo e quello. A volte ho, abbiamo, le idee chiarissime su quello che vogliamo. Altre volte chiamiamo l’ospite perché ci porti il suo sound, la sua esperienza, quindi lasciamo totale libertà.

Devo dire che nei nostri dischi hanno suonato musicisti eccezionali.

 

Ph. A.De Martin

Se doveste dare una definizione del vostro gruppo quale vi dareste?

Aldo: La nostra musica è una Woodstock odierna, un melting pot sonoro policromatico.

Ecco, questa domanda non credo ve l’abbia mai fatta nessuno: quale domanda non vi ho fatto che vorreste vi fosse posta? Insomma, la domanda che nessuno vi fa e che aspettate da sempre…

Blake: eccola!  Quali elementi nelle vostre vite influenzano la vostra musica anche se provengono al di fuori della musica stessa?

Domanda davvero impegnativa cui vorremmo avere risposta a questo punto.

E l’unico modo per trovarla  è andare al loro concerto venerdi 19 maggio al Mercato Sonato di Bologna!    ( https://www.facebook.com/events/626494844222415/)

di GIULIA LA FACE

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