Alessandro Di Battista ha dichiarato ieri, con una diretta su Facebook, che non si ricandiderà alle prossime elezioni. Le motivazioni della social star del M5S.

“Ho qualcosa da dirvi”.

Con una diretta Facebook di cinque minuti Alessandro Di Battista ha annunciato di non volersi ricandidare alle prossime elezioni politiche. Una decisione presa da tempo e suffragata dalla recente paternità: «Non nego che la nascita di mio figlio è come se avesse dato ancora più benzina a una scelta che era già presa». ha dichiarato. L’annuncio ha lasciato sbalorditi i simpatizzanti del Movimento, che hanno riempito di messaggi la sua bacheca chiedendogli di ripensare alla sua decisione.

Ma chi è Alessandro Di Battista?

Romano, classe ’78, dopo la laurea al DAMS e un master in tutela internazionale dei diritti umani lavora come cooperante per alcune ONG in Sud America. Si avvicina al Movimento nel 2007 e l’anno successivo si candida, senza successo, come Consigliere Comunale nella Capitale. Nel corso degli anni ha creato il suo bacino elettorale, risultando il più votato nella sua circoscrizione alle parlamentarie online e diventando deputato nel 2013.

La sua attività da parlamentare conta di un 57,38% di presenze e un indice di produttività di 136,98 (fonte openpolis). Da subito è stato uno dei più in vista del suo gruppo parlamentare: le fonti video in cui è presente lo vedono arringare le piazze, lanciare invettive dal suo posto nell’aula o scagliarsi contro parlamentari di diversi schieramenti nei corridoi di Montecitorio.

(Photo credit: Giorgio Cosulich/Getty Images)

Acclamato dagli elettori grillini, Di Battista è incappato anche in alcune gaffe, come quando il 16 agosto di tre anni fa finì tra le polemiche per via di un post a sua firma sul blog di Grillo dal titolo ISIS, che fare?, dove dichiarava « Dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione Questo è un punto complesso ma decisivo […] Non sto né giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire. Per la sua natura di soggetto che risponde ad un’azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore ».

O quando nel febbraio dell’anno dopo si ritrovò vincitore di una speciale classifica di politici bugiardi stilata dal New York Times, in riferimento alla frase pronunciata in una manifestazione nella quale, descrivendo la situazione della Nigeria, affermò che «il 60% è in mano a Boko Haram, il resto del paese è in mano ad Ebola».

Ultima in ordine di tempo la contestazione subita davanti a Montecitorio dai simpatizzanti del Movimento Liberazione Italia del Generale Pappalardo lo scorso 10 ottobre: convinto di trovarsi di fronte una platea di simpatizzanti grillini, è stato fischiato.

Alessandro Di Battista sui social

Per annunciare la sua rinuncia alla candidatura, Alessandro Di Battista ha utilizzato una diretta facebook. E’ proprio l’approccio del politico pentastellato all’utilizzo dei social che lo ha reso particolare. Le foto condivise sui suoi profili lo mostrano sorridente assieme ad altri esponenti grillini o con persone incontrate durante i tour elettorali; in altri casi si tratta di immagini carpite in eventi ufficiali mentre, microfono in mano, arringa la folla nelle piazze. Ogni tanto, poi,  appare qualche foto del suo passato da cooperante.

Alessandro Di Battista su Instagram

Proprio su instagram lo scorso gennaio ha ufficializzato la sua relazione con Sarha, 30enne francese laureata alla Sorbona, dalla quale a metà settembre è nato Andrea. Così sul suo profilo sono iniziate ad apparire con più frequenza immagini di vita quotidiana: vacanze, cene in pizzeria, scarpe da neonato. Nel video di rinuncia ha affermato che è stata proprio la paternità ad averlo convinto a non ricandidarsi: «Quando ti nasce un figlio inizi a pensare moltissimo al tuo futuro, alle tue reali aspirazioni, ai tuoi sogni».

Nel suo saggio The presentation of self in everyday life, Erwin Goffman ha analizzato le interazioni della vita quotidiana ipotizzando un modello teatrale in cui le due fasi palcoscenico (interazione) e il retroscena (preparazione) sono in continua ricorsività.

Proprio questa è stata, più di altri politici pentastellati, la fortuna comunicativa di Alessandro Di Battista: nei suoi profili (soprattutto su instagram) si nota l’assenza di cesure fra il pubblico e privato. L’irregolare alternanza di foto private e immagini ufficiali (nelle quali non è quasi mai in posa e spesso sono dei selfie), trasmettono una verità che ammicca al pubblico, cercando di apparire come genuina, non mediata da un ufficio stampa. Per avere un’idea più chiara, confrontatelo con il profilo di Silvio Berlusconi .
In questi cinque anni nessuno più di Alessandro Di Battista ha incarnato l’archetipo degli ideali del Movimento 5 Stelle: il cittadino, l’uomo qualunque che riesce a entrare nell’élite e a mostrarne a tutti le nefandezze, in uno sbilanciamento disforico in cui le didascalie rimarcano più volte le difficoltà della sua prova. Per questo il suo abbandono dell’arena politica ufficiale (anche se temporaneo) ha destabilizzato i suoi follower, che perdono uno dei simboli. Un po’ come se Batman smettesse di essere Batman per rimanere Bruce Wayne.

Anche nel post di Facebook nel quale annuncia la non candidatura torna questo leitmotiv: dapprima l’approccio diretto, quel «Buonasera, come state?» detto come gli aveste appena aperto la porta di casa, seguite dalle motivazioni umane della sua scelta. L’attacco all’informazione (diranno, scriveranno), la soddisfazione per la vittoria di Ostia e il prossimo tour elettorale. Prosegue parlando delle sue reali aspirazioni tornate a galla con la nascita del figlio e conclude amalgamando perfettamente pubblico e privato nell’annuncio dell’uscita del suo terzo libro, che è stato scritto «sul Movimento, su questa scelta e sulla paternità».

Così, come l’eroe nella grammatica della fiaba di Propp, il compito di Alessandro Di Battista da Parlamentare è stato assolto e  ora può assumere un nuovo aspetto, quello di padre onesto e amorevole. Nonostante ciò non ha intenzione di lasciare il movimento e prenderà parte alla campagna elettorale con un tour. «Sosterrò il movimento 5 stelle fino all’ultimo giorno di campagna elettorale, ma la farò da non candidato perché in questo momento ho altre aspirazioni, quelle di portare avanti la politica, l’attività per me più bella che esiste, al di fuori dei palazzi delle istituzioni».

Marco Toti