Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi, abbandonata a casa da sola per 6 giorni nel luglio del 2022.
Lo ha deciso la Corte di Assise di Milano. I giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione che le veniva contestata insieme a quelle dei futili motivi e dell’aver commesso il fatto nei confronti della figlia minorenne. La 37enne è stata anche condannata al risarcimento dei danni in via previsionale a favore delle parti civili: 20mila euro per la sorella Viviana Pifferi, 50mila euro per la madre, Maria Assandri. A pena espiata, inoltre, sarà sottoposta a un regime di libertà vigilata per tre anni. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
Inutile, dunque, la linea difensiva scelta dall’ avvocato difensore, Alessia Pontenani, che aveva strutturato la sua arringa per sostenere che “Alessia Pifferi non ha mai voluto uccidere la figlia”, e che si sarebbe trattato piuttosto di un abbandono di minore. “Esiste un reato nel nostro codice, che è l’abbandono di minore. Ci siamo: è il nostro caso, è la morte di Diana. Alessia ha commesso il reato di abbandono più volte: la prima volta che è andata al supermercato senza la bambina, il primo weekend che è partita, quando ha fatto la cena in limousine, il secondo weekend. Questo è il reato per cui deve essere condannata Pifferi. La caratteristica di abbandono di minore è la speranza che non accada nulla: lei sperava in cuor suo, e credeva, che non sarebbe accaduto nulla alla bambina”.
Pifferi è rinchiusa da due anni nel carcere di San Vittore, dove ha raccontato di avere difficoltà legate alla vita quotidiano: “Non posso fare nulla, sono sempre chiusa in cella e questo mi sta facendo uscire di testa”. E anche delle violenze psicologiche subite dalle altre detenute che al mattino le gridano: “Buongiorno assassina”.