Alexander Dolgopolov, ex tennista ucraino, si è ritirato lo scorso anno. Mai avrebbe pensato di vivere l’anno successivo al suo ritiro in un conflitto di così mortale dimensione. Il 33enne tennista, però, su esempio del suo ex collega e connazionale, Stakhovsky, ha deciso di abbandonare gli agi di una “prematura pensione” per imbracciare il fucile e difendere la sua gente. Ecco le dichiarazioni dell’ucraino.
Le parole di Alexander Dolgolopov: “Ciao Kiev. Sono tornato per aiutare come posso a difendere la nostra casa”
Su Instagram prima e ad Eurosport Francia poi, spiega i motivi della sua decisione e racconta poi come si è addestrato:
“Ciao Kiev. Sono tornato per aiutare come posso a difendere la nostra casa. È una mia decisione e nessuno può fermarmi. Mio padre è triste. È stata dura quando ci siamo lasciati. Era molto preoccupato e ovviamente nessuno voleva che fossi qui, ma questa è la realtà. È la guerra. Cosa possiamo fare? Sono sicuro che nessuno dei nostri ragazzi vuole morire o essere coinvolto, ma è la nostra terra, la nostra casa. Pensavo di essere più utile fuori dai confini nei primi giorni perché ovviamente non sono addestrato. Poi dopo alcuni giorni, passato l’iniziale panico, ho capito le dinamiche del conflitto e ho pensato di tornare indietro. Non avevo idea di come impugnare un’arma, quindi ho cercato un poligono di tiro e sono stato fortunato di trovare un ex militare professionista che mi ha insegnato per una settimana come si fa. Ora mi sento a mio agio con le armi. Riesco a sparare, non perfettamente, ma di sicuro posso colpire una persona se ne vedo una e sono più sicuro”.
Dopodichè è anche polemico con gli atleti russi rei, a suo parere, di usare le parole in modo molto calcolato:
“I tennisti russi sono molto attenti a quello che dicono. Non stanno dicendo ‘condanniamo la guerra del nostro esercito, del nostro governo’. Stanno solo dicendo ‘siamo contro la guerra’. Non è abbastanza. Il mondo del tennis è stato abbastanza morbido con loro e troppo neutrale. Il calcio si è comportato in maniera diversa: ha bandito tutte le loro squadre. Capisco che non è colpa dei tennisti, ma a questo punto con la quantità di vittime di questa guerra, ogni russo è responsabile finché non ferma il suo presidente“.
Daniele Caponio
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