Ansia e alimentazione sono correlati e spesso nessuno se ne rende conto. La ricerca di cibo potrebbe essere gratificante per incrementare la propria autostima e voglia di fare, sino a quando non impatta negativamente sul cervello e apparato digerente.

L’ansia lieve è normale e comune, manifestandosi nel momento in cui l’organismo deve affrontare una situazione particolare. Nel momento in cui il soggetto aumenta il suo stato d’ansia impattando anche sul sistema digerente è il momento di rivolgersi ad un esperto. La comprensione dello stato d’animo di una persona è fondamentale per trovare l’equilibrio su se stessi.

Proviamo a fare chiarezza?

Qual è la correlazione tra ansia e alimentazione?

L’ansia è comune e se circoscritta rappresenta una buona risposta funzionale e adattiva. L’organismo si difende e cerca di attuare dei processi per la preparazione nei confronti di pericoli, avvenimenti difficili sino a situazioni che non si riescono più a gestire.

Nel momento in cui l’ansia aumenta e si protrae nel tempo, il soggetto interessato potrebbe non essere più in grado di gestirlo. Si manifesta un senso di insicurezza, timore, nervosismo e attesa che le cose possano andare meglio. Fisicamente il corpo lancia dei segnali come la tachicardia, la sudorazione e la sensazione continua di un nodo alla gola: tutti fattori che limitano le normali azioni giornaliere, sfociando in disturbi quasi incontrollabili.

Come spiegato sulla piattaforma psicologionline.net, richiedere un intervento specialistico è importante. Nella maggior parte dei casi, inoltre, molti di questi soggetti lamentano dei disturbi che sono a carico dell’apparato digerente.

Le emozioni sono correlate alle funzioni dell’intestino e la risposta potrebbe essere una riduzione nell’assorbimento del triptofano. Lo stato d’ansia arriva proprio quando la serotonina non viene sviluppata come di dovere.

Secondo gli esperti, rifiutare il cibo o aumentare la sua quantità in orari non consoni è legato principalmente allo stato d’ansia. Sembra che mangiare possa dare pochi secondi di calma, mentre non mangiare sia comune a chi ha troppe cose a cui pensare con la paura di non farcela a fare tutto.

Questo vuol dire che, in un modo o nell’altro, il cibo è protagonista nello stato di ansia delle persone.

Il cibo è gratificante per l’ansia?

In una buona percentuale di soggetti che soffrono di ansia, il cibo potrebbe essere gratificante. La correlazione avviene nel momento in cui il cervello richiede zuccheri (cioccolato, dolci, biscotti, bibite zuccherate). Il livello di serotonina sale e il corpo si sente più leggero.

Il soggetto ansioso non sa che in un tempo breve, quel cibo impatterà sull’apparato digestivo creando una serie di disagi importanti. La sindrome dell’intestino irritabile, come la gastrite sino all’acidità di stomaco sono delle conseguenze del cibo introdotto durante un attacco di stato d’ansia.

L’alimentazione e l’ansia collaborano insieme, spesso e volentieri in maniera non positiva. Ci sono alcuni soggetti che aumentano di peso, mentre altri diminuiscono perché non in grado di cibarsi in maniera corretta.

Alcuni studi hanno rivelato che ci sono batteri in grado di lanciare dei messaggi all’organismo, scatenando:

  • L’innervazione intestinale, con una serie di microrganismi che influenzano le attività nervose determinanti per il sistema immunitario;
  • Produzione di metaboliti, con una infiammazione dell’apparato digestivo che interessa anche il resto del corpo.