Almeno 600 persone risultano disperse dopo che una frana si è abbattuta su Freetown, capitale della Sierra Leone. Al momento, le vittime sono 400, ma il numero potrebbe salire.
Un portavoce del governo ha diffuso i nuovi dati sulle cifre di morti e dispersi, così come riporta l’Ansa. La frana è caduta a valle il 14 agosto ed ha interessato l’area sottostante la collina Sugar Loaf. Lungo il suo percorso di distruzione, ha prima travolto interi agglomerati di baracche poverissime, per poi abbattersi sul quartiere Regent della capitale. La valanga di fango, alimentata dalle piogge torrenziali, ha formato dei veri e propri fiumi che hanno complicato ulteriormente le operazioni dei soccorritori.
Il presidente Ernest Bai Koroma ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, ed ha invitato i cittadini che ancora si trovano nelle aree a rischio frana di abbandonare le proprie case. Ma la vera paura, in queste ore, la destano le malattie che potrebbero ripresentarsi a breve.
La Sierra Leone è stata uno dei paesi maggiormente colpiti dall’epidemia di ebola e, secondo la Croce Rossa, a causa delle difficili condizioni ambientali, unite alla povertà e alla distruzione portata dalla frana molte persone sono a rischio di potenziali contagi da colera e tifo.
I cadaveri sono stati sepolti in fosse comuni, per accelerare le operazioni di salvataggio e arginare il rischio di diffusione di epidemie potenzialmente ancora più drammatiche. Ma l’emergenza è solo all’inizio: in media, infatti, ad agosto cadono circa 50 centimetri di pioggia in Sierra Leone, rendendolo uno degli stati più piovosi dell’Africa Occidentale.
Freetown è una città esposta ad un elevato rischio di frana a causa della conformazione del terreno su cui sorgono molti quartieri: collinare, a ridosso del mare, con numerose abitazioni e baraccopoli che sorgono direttamente sui fianchi delle colline. Molti alberi che tenevano salda la terra durante le piogge sono stati abbattuti per fare posto alle case, rendendo quei quartieri delle trappole mortali. A questo va aggiunto il sottodimensionamento del sistema di raccolta e captazione delle acque, incapace di raccogliere e disperdere in sicurezza l’acqua piovana in eccesso.
Lorenzo Spizzirri