I soldi degli sms solidali non sarebbero arrivati ad Amatrice, secondo il sindaco Pirozzi. Cronaca di uno scandalo che non esiste.

Nemmeno un centesimo dei soldi donati dagli italiani con gli sms per la ricostruzione post-terremoto sarebbe giunto ad Amatrice. E’ molto duro l’atto di accusa del sindaco Sergio Pirozzi, lanciato dal palco della festa dei giovani di Fratelli d’Italia “Atreju” sabato 23 settembre. Un’accusa durissima, che ha fatto tornare immediatamente alla memoria gli scandali sulla gestione dei fondi del terremoto dell’Aquila del 2009, al centro di numerose inchieste. Che fine hanno fatto quei fondi, si chiede Pirozzi?

Peccato che, una volta sceso dal palco qualche ora dopo, lo stesso Pirozzi abbia parzialmente ritrattato quanto detto davanti alla platea di Atreju. Intervistato dall’Agenzia Vista in serata, ha dichiarato: «fino a oggi sono arrivati i soldi della solidarietà degli italiani, per il resto la gestione degli sms è stata una cosa scandalosa perché ad Amatrice e Accumoli non è arrivato niente e questo è stato un grande sbaglio perché genera nelle persone la convinzione che nulla è vero», precisando però di non aver mai detto in precedenza che i fondi fossero in qualche modo spariti.

La Protezione Civile ha smentito categoricamente e a stretto giro di posta quanto detto (e, soprattutto, quanto non detto ma insinuato) dal sindaco di Amatrice. «In riferimento ad alcune dichiarazioni riportate sulla stampa, riguardanti l’utilizzo e le finalità delle donazioni raccolte attraverso il numero solidale 45500 in seguito al sisma che ha colpito il centro Italia, il Dipartimento della Protezione civile sottolinea che nessun euro donato dagli italiani è “sparito”. Infatti, i fondi raccolti, come stabilito nel Protocollo d’intesa con gli operatori della comunicazione e della telefonia, nonché dalla legge 229 del 2016 che ne disciplina il funzionamento, sono destinati a interventi in favore dei territori colpiti dal sisma. Le donazioni raccolte grazie alla generosità degli italiani, secondo quanto disposto dal decreto legge 189 convertito dalla legge 229 del 2016, sono confluite nella contabilità speciale del Commissario straordinario alla ricostruzione dopo l’approvazione dei progetti proposti dalle Regioni d’intesa con i territori colpiti».

Tradotto in parole semplici: i 32,1 milioni di euro che gli italiani hanno versato con gli sms solidali non sono scomparsi, e non sono nemmeno stati destinati a progetti al di fuori delle aree terremotate. Come si può leggere sempre sul sito della Protezione Civile, i progetti da finanziare con i soldi degli sms solidali sono stati proposti dalle Regioni, d’intesa con i territori colpiti dal sisma (quindi, i sindaci). Sono 17 interventi in totale.

A mettere la parola fine su questa polemica pretestuosa è stato infine l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione della Regione Lazio: «Con i soldi dei cittadini non si scherza e nessun giochetto politico elettorale può giustificare polemiche. Tutti i contributi degli sms solidali del numero della Protezione Civile sono destinati a opere danneggiate dal sisma e a beneficio delle comunità locali. Poiché ad Amatrice e Accumoli le spese per le scuole erano già coperte, come del resto per tutte le altre spese, le risorse degli sms solidali sono state destinate per garantire la piena sicurezza di altre scuole danneggiate dal sisma in altri comuni frequentate da ragazzi, bambini e insegnanti».

La struttura regionale ha inoltre aggiunto che «tutte le scelte di ripartizione delle opere sono state assunte con il consenso del Comitato dei Sindaci dove sono rappresentate tutte le amministrazioni dell’area del cratere. Tutte le opere pubbliche e private, i luoghi di culto e le attività produttive le prime e seconde case saranno ricostruire con una copertura del 100% delle spese. Le sottoscrizioni dunque producono un risparmio per lo Stato sugli impegni di spesa». 

Nel frattempo, la procura di Rieti ha aperto un fascicolo, per verificare la fondatezza delle dichiarazioni del sindaco di Amatrice e il percorso delle donazioni. Ma è quasi certo che la storia si sgonfierà nel giro di pochissimo tempo. A questo punto siamo noi ad insinuare un dubbio: che sia già cominciata la campagna elettorale?

Lorenzo Spizzirri