Sono passati quattro anni dal terribile terremoto che ha distrutto il paese di Amatrice: ad oggi, dopo le vane promesse, la ricostruzione non è ancora partita
Amatrice sta ancora aspettando la ricostruzione
Erano le 3.36 del 24 agosto 2016. Una scossa di magnitudo 6.0 della scala Richter aveva sconvolto il cuore dell’Italia. Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto e Arquata del Tronto i quattro comuni più colpiti. Il piccolo paese di Amatrice in provincia di Rieti è stato quello che ha pagato maggiori conseguenze. Borgo completamente distrutto, 239 vittime solo sul territorio amatriciano. Nel corso di questi quattro anni sono state fatte mille promesse. Duemila parole. Quattro governi si sono succeduti. Pochissimi fatti. Una volta spente le luci dei riflettori, il piccolo borgo è rimasto a sé. Il paese si sta lentamente rialzando grazie all’enorme forza di volontà dei suoi abitanti. Le macerie non sono più presenti da tempo, ma le frazioni sono ancora ferme al 2016. Si procede molto a rilento come già accaduto con il terremoto de L’Aquila.
Ad oggi solo l’8% dei lavori pubblici sono terminati. L’Ospedale Grifoni si sta ultimando in queste settimane. Entro l’anno partiranno altre 18 opere pubbliche per un totale di 51 milioni di euro. Solamente 100 le case che verranno consegnate entro Natale, una volta conclusi gli allacci alle reti fognarie e idrauliche. La lentezza non colpisce solamente le abitazioni private, ma anche gli edifici pubblici. Scuole, caserme, musei, impianti sportivi. Tutti in attesa di ricostruzione o riparazione.
Per la ricostruzione privata “Si sta registrando un’accelerazione significativa”, spiega l’assessore regionale alle Politiche per la ricostruzione Claudio Di Berardino. Secondo i dati della Regione Lazio sono stati avviati 550 cantieri concedendo oltre 110 milioni di euro.
Le parole dell’ex sindaco Sergio Pirozzi
“Spero che il 24 venga qualcuno di quelli che stanno al Governo e chieda scusa” – dichiara all’Adnkronos Sergio Pirozzi, ex sindaco di Amatrice – “Le scuse vanno fatte alla comunità del Centro Italia. Persone che hanno subìto la distruzione. Chiedere scusa sarebbe un grande atto di umiltà. Potrebbero dirci ‘Abbiamo sbagliato. Ci vogliamo rimettere in pista per risolvere il problema’. Bisognerà giudicare i politici sui fatti. Ad oggi alcuni appartamenti ultimati non hanno nemmeno gli allacci fognari“.
Andrea Caucci Molara
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