Nell’insediamento Amazon di Castelsangiovanni si sciopera. Ancora. Perché il colosso dell’e-commerce non si è presentato al tavolo convocato dal prefetto di Piacenza. Insomma, non ha voluto discutere con i sindacati. Ma le cose possono cambiare. Di sicuro possiamo tentare, anzi, dobbiamo. 

Un’immagine di un centro logistico italiano di Amazon
ANSA/PIERPAOLO FERRERI

I lavoratori di Amazon di Castelsangiovanni hanno proclamato uno sciopero. Si asterranno dal lavoro per due ore, a fine turno. Avevano annunciato anche un presidio davanti ai cancelli che però non sappiamo se si farà. Di per sé questa potrebbe sembrare una notizia incoraggiante. Ancora si sciopera. Eppure non lo è. Anzi, il non presentarsi, da parte dell’azienda, al tavolo organizzato dal prefetto e al quale avrebbero dovuto misurarsi con i sindacati, è una situazione simbolo delle condizioni lavorative attuali. Che vanno fermate. Perché se è vero, come riferisce la Cgil, che Amazon (i suoi manager) non voleva far entrare i sindacati in azienda, stiamo tornando pericolosamente indietro. 

Cgil riferisce anche che le assemblee già programmate si sono potute tenere solo dopo l’intervento di polizia e carabinieri. Che hanno accompagnato i sindacalisti nello stabilimento. Come racconta Fiorenzo Molinari, segretario della Filcams-Cgil di Piacenza, che poi aggiunge: “Di fatto Amazon dimostra di voler giocare in un campo senza regole in cui l’unica legge che vige è quella del più forte”.

Amazon: la versione di Amazon tra parole e fatti 

Ogni storia, ogni notizia, ha almeno due parti, due “campane” da ascoltare, due punti di vista da incrociare. Abbiamo detto dei sindacati e dei lavoratori, sentiamo cosa dice l’azienda. I dirigenti di Amazon hanno fatto sapere al prefetto che c’è “troppa pressione”. Forse anche per l’annunciata presenza di un presidio di lavoratori davanti alla Prefettura (che però è stato annullato).

Ovviamente la pressione ci sarà pure, ma riflettiamo un attimo. Di sicuro ha più armi di sostenere una pressione un’azienda rispetto ai lavoratori. Non presentarsi al tavolo e non discutere risulta effettivamente una sorta di offesa a chi invece a quel tavolo si è presentato o lo ha organizzato. Infine, temporeggiare potrebbe essere una tattica per sfiancare chi sta chiedendo di cambiare delle regole che, provate sulla pelle, non sono sostenibili.

Inoltre c’è un evidente stridio tra le parole e i fatti di Amazon in questa vicenda. Che parlano di uno sforzo teso al dialogo continuo, di cooperazione e inclusione nel luogo di lavoro.  Ma ci fanno registrare un tavolo saltato in Prefettura. Che dicono: “Siamo sempre disponibili a cooperare con le autorità al fine di fornire informazioni relative alle nostre attività. Per questa ragione già la scorsa settimana abbiamo confermato al Prefetto di Piacenza la nostra disponibilità ad incontrarlo oggi, mercoledì 20 Dicembre”. Ma poi non si presentano.

Sciopero Amazon: cosa dice il governo

E il governo cosa dice di Amazon e della vicenda di Castelsangiovanni? Sulla questione è intervenuto Per il sottosegretario alla presidenza del consiglio, la piacentina Paola De Micheli. Che dice:

“La scelta di Amazon di non presentarsi all’incontro con le delegazioni sindacali in Prefettura non è accettabile ed evidenzia una mancanza di rispetto nei confronti di un’istituzione che in queste settimane sta mettendo in campo tutte le azioni possibili per allentare le tensioni ed entrare rapidamente in una fase negoziale”.

Prosegue poi De Micheli difendendo l’operato del sindacato, del Prefetto e richiamando Amazon ad un comportamento più corretto nei confronti di un territorio che ha accolto e sostenuto il suo insediamento a Castelsangiovanni. Le buone intenzioni sembrano esserci tutte. Speriamo davvero che si riesca a “ricondurre la vicenda sui binari del confronto rispettoso delle istituzioni e del dialogo fra le parti”.

Federica Macchia