Oggi a Roma è andata in scena la protesta degli ambulanti contro la Bolkestein. Prima per le strade intorno e poi dentro la capitale, poi a Montecitorio. Tra caos, traffico e disagi aumentati per la città, vediamo il perché di questa protesta, che, ammettiamolo, ha sorpreso tanti di noi. Soprattutto perché non ci era chiaro per cosa stessero protestando. Vediamolo.
Protesta sotto palazzo Madama degli ambulanti contro la direttiva Bolkenstein, Roma, 14 febbrario 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMIAmbulanti a passo d’uomo sul raccordo e sulle strade di Roma con 300 furgoni che, senza bisogno di dirlo, aggravano il solito caos del traffico romano. Ambulanti che convergono tutti al centro della Capitale, a Montecitorio, in attesa di una convocazione del Governo per “tranquillizzare il settore”. Ma su cosa? Anche a sentirla nominare, la direttiva Bolkenstein dice poco a molti di noi. Di sicuro c’è che questa direttiva europea non piace ai venditori ambulanti, raccolti sotto la bandiera dell’Ana (Associazione Nazionale Ambulanti) che oggi hanno protestato a Roma e non solo.
“Con trecento furgoni stamattina stiamo rallentando il traffico a Roma per ribadire al Governo che gli ambulanti devono essere fuori dalla direttiva Bolkestein come avviene anche negli altri paesi europei” Angelo Pavoncello, vicepresidente dell’Associazione nazionale ambulanti (Ana)
I furgoni a passo d’uomo si sono concentrati, dalle informazioni raccolte, nel tratto sud del raccordo. Hanno provocato rallentamenti dall’allacciamento del Gra a via di Capannelle e dall’aeroporto di Ciampino allo svincolo del Gra. Velocità segnalata di 10 chilometri all’ora. In tilt anche il traffico sulla via dei Laghi e sulla Tuscolana extra Gra. Qui la velocità segnalata è stata addirittura di 5 chilometri all’ora. Non sappiamo ancora se le loro richieste siano state accolte o meno, ma possiamo rispondere a questo: contro cosa protestavano esattamente?
Ambulanti: perché protestare contro la direttiva Bolkestein
La direttiva Bolkestein è un atto approvato dalla Commissione europea nel 2006. È stato recepito nell’ordinamento italiano dal governo Berlusconi, nel 2010. Deve il suo nome all’economista Frits Bolkestein, allora commissario per la concorrenza e il mercato interno. Obiettivo della direttiva è favorire la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i vari Paesi.
Le proteste degli ambulanti riguardano solo uno dei punti della direttiva e del suo provvedimento di recepimento. L’obbligo di messa al bando delle concessioni in scadenza di spazi pubblici e beni demaniali. Entro maggio 2017 gli Stati membri dovranno rimettere a bando le concessioni rilasciate negli anni dagli enti locali, dando la possibilità di aprire un’attività commerciale su area pubblica a tutti i cittadini europei. Senza limite di nazionalità, in un qualunque Paese dell’area Ue.
Sotto questo punto di vista, questa protesta assomiglia a quella dei tassisti, sebbene qui non si parli dello stesso tipo di licenza. Ma si parla pur sempre di liberalizzazione. E fa paura. Perché in un periodo in cui scarseggia così tanto, i venditori ambulanti vogliono che il loro posto di lavoro venga tutelato. E vogliono poter continuare a lavorare alle stesse condizioni di prima. Ovvero un’eccezione alla direttiva Bolkestein.
Nulla di nuovo a ben vedere visto che già dalla sua genesi, la direttiva Bolkestein è stata oggetto di diverse critiche e osservazioni. Ricordiamo che infatti il PPE e il PSE, i due principali partiti del Parlamento europeo, dovettero raggiungere un compromesso per approvarla. E inserire numerose eccezioni e protezioni per evitare ogni possibile riduzione della tutela sociale. Le richieste dell’Ana sarebbero allora in linea con quanto già fatto a livello Ue e in altri paesi europei. Non resta che attendere cosa deciderà di fare il Governo italiano.
Federica Macchia