Inizio anni 2000, American Beauty conquista ben 5 premi Oscar, 3 Golden Globe e 6 Bafta. La storia di Lester Burnham scritta da Alan Ball e diretta da Sam Mendes, vince tutto. American Beauty mix letale tra dramma e commedia, vince sul tempo. Nel cinema ringraziando il cielo il tempo non ha la meglio, perchè i film si sa saranno vivi per sempre. La vita di Lester è interpretata da un grande, saggio ed irriverente Kevin Spacey. Nel cast ritroviamo anche Annette Bening, Thora Birch, Wes Bentley, Mena Suvari e Chris Cooper.

Mai sottovalutare il potere della negazione

Una voce fuori campo vola sui tetti e i viali alberati di una cittadina americana qualunque: è la voce di Lester. Il signor Burnham ha circa 42 anni, lavora nel campo della pubblicità per conto di un magazine ed è terribilmente annoiato. Lester Burnham è ad un bivio della sua vita, nulla lo fa più sentire così vivo come una volta. Il rapporto con la moglie Carolyn si basa su della semplice routine.

Tra i due coniugi non c’è più dialogo, tanto meno del sesso o dell’affetto reciproco. La figlia Jane è un adolescente in pieno tumulto ormonale (come ci informa il protagonista) e non sopporta i suo genitori. Jane ha una nuova amica, Angela Hayes, che rappresenta una sorta di punto di svolta nella vita di Lester.

American Beauty
I coniugi Lester in una scena del film-photo credits: web

La casa dei Burnham è una casa apparentemente tranquilla e spensierata eppure tra le pareti del soggiorno e la cucina, entriamo sin da subito nel vivo del problema. Tutti prima o poi combattono il problema, che è la vita stessa e l’insostenibile essenza di quest’ultima. Contemporaneamente un occhio esterno filma la quotidianità dei Burnham, avvicinandosi progressivamente alla piccola Jane.

Ricky Fitts è un adolescente appassionato di canne e video riprese che conserva in modo maniacale. Ricky a suo modo vive in una famiglia analoga a quella filmata, con un padre ex colonnello, il signor Frank Fitts ed una madre assente e malata. Frank è violento, un uomo tutto di un pezzo eppure qualcosa allo stesso tempo lo rende estremamente fragile e Ricky paga sulla sua pelle le debolezze familiari.

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Kevin Spacey in una scena del film-photo credits: web

Tutto quello che deve capitare capita, presto o tardi

American Beauty che originariamente doveva chiamarsi “American Rose” segna un passo decisivo nella storia del cinema. Siamo sul finire di un epoca a suo modo iconica e caratterizzata da strane mode e turbe psichiche adolescenziali. La famiglia, il modello del nucleo familiare spensierato, viene letteralmente demolito. Qualcosa ha bisogno di emergere: l’ipocrisia, l’apparenza, la ricerca della perfezione, la pressione socio-culturale e la pesantezza di tutti questi traguardi alla fine dell’orizzonte. La bellezza americana ci travolge, perchè dopo tutto come afferma Lester nel corso dell’opera filmica, c’è troppa bellezza nel mondo per rimanere arrabbiati in fondo.

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Mena Suvari nell’iconica scena de American Beauty-photo credits: web

Io rifiuto di essere una vittima, io rifiuto di essere una vittima

La famiglia a volte fa schifo, forse quasi sempre. Il tempo fa schifo anche quello, invecchiare fa male alla mente e il lavoro può diventare il nostro più grande amico nemico. Ci dimentichiamo di noi stessi, di chi siamo stati, dimentichiamo i momenti felici e quel che resta è apatia, giornate tutte uguali l’una all’altra e una moglie ed una figlia lontane anni luce dall’idea di armonia e stima reciproca. Si cerca di raggiungere l’obiettivo che ci si era prefissati in partenza e quando si è sul podio, ci si chiede perchè ci si sentiva più vivi mentre si correva per le difficoltà. Siamo scontenti e forse dobbiamo capire dove abbiamo lasciato la felicità. Forse dobbiamo capire da capo cosa significa provare la felicità.

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I tre adolescenti sul set di American Beauty-photo credits: web

C’è un momento in particolare nel corso della pellicola scritta da Alan Ball che racchiude anche l’intimo pensiero dello sceneggiatore. Lester si fa licenziare, si libera degli scheletri del suo armadio, parla apertamente al mondo, alla moglie, ai vicini e ripensa a quando lavorava per un fast food per comprare un semplice stereotto. Sembra una fregatura ripensare ai tempi difficili invece in verità era fantastico, era tutto spinelli e sesso, Lester aveva tutta la vita davanti. E’ nell’inattesa risposta emozionale di cui ci parla Ball che si racchiude il filo narrativo e conduttore di American Beauty. Una carica di emozioni ci vengono regalate, fotogramma dopo fotogramma e la purezza della piccona Angela ricorda a Lester che proprio lei ha una vita davanti da conservare.

Quell’istante non è affatto un istante, è un oceano di tempo

I pensieri e le azioni di Lester Burnham prendono progressivamente senso. Il suo volto si distende. Forse Lester ha capito cosa sia dopotutto la felicità. La sua felicità risiede nel ricordo, in tutte le cose belle e brutte vissute fin li. Nelle mani increspate della nonna, nel campeggio dei boy-scout mentre osservava le stelle cadenti. Nelle foglie gialle degli aceri che fiancheggiavano la strada di casa. La prima volta che vide una lucente macchina nuova del cugino tony e poi lo sguardo contrariato di sua figlia Jane. I pensieri di Lester vanno a Carolyn ed a come era bella quando era cosi giovane e spensierata. E’ difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo. Questo pensiero fa storia e resta indelebile nei ricordi di tutti i fan affezionati al personaggio di Lester.

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Silvia Pompi