Termina così un’altra stagione. La Juve si proclama vincitrice per il settimo anno consecutivo, ma quello che rende questa vittoria differente è l’applicazione di questa nuova tecnologia.
Termina il campionato di Serie A con la Juventus che si aggiudica ancora una volta il titolo. Nulla di differente dagli scorsi anni, dunque, tranne che per l’applicazione di questa nuova tecnologia che sembrava dividere in due grandi gruppi i tifosi dello sport più seguito in Italia. Da una parte chi ne era entusiasta immaginando un campionato con meno errori arbitrali, dall’altro chi lo rifiutava temendo che lo strumento non si adattasse ai ritmi di gioco rallentandoli considerevolmente durante le eventuali verifiche.
In effetti le discordie sono nate già prima che il campionato iniziasse. Il var o la var? Il grande dilemma iniziale è proprio sulla grammatica. Ci ha aiutato però l’Accademia della Crusca definendolo un termine maschile in quanto si traduce in “Assistente video dell’arbitro“. I dubbi successivi nascono sui tempi di applicazione del Var. Ovvero se fosse commesso un fallo un minuto prima del gol occorre ritornare indietro nel tempo fino a quella situazione? Esempio ne è il goal annullato alla Juventus nelle prime giornate contro l’Atalanta. Allegri, infatti, nel post-partita criticò molto questa tecnologia in quanto, secondo lui, avrebbe prolungato le partite fino a “4 ore”.
Nonostante le ovvie difficoltà iniziali, il Var sembra essere stato assimilito da tutti. Arbitri in primis e da calciatori, allenatori e tifosi. Le procedure che inizialmente erano troppo lente e macchinose hanno acquistato la giusta fluidità e l’utilizzo di questa nuova tecnologia si è trasformata in recuperi di solo un paio di minuti. Ora andrebbe affrontato un discorso molto più sottile e pericoloso. Il Var e chi lo utilizza. E’ inutile stare a specificare quanto sia utile uno strumento tecnologico che aiuta l’arbitro a vedere falli sfuggiti al suo sguardo vigile, che mostra un fuorigioco di appena qualche centimetro o che possa evidenziare un fallo di mano confuso per un tocco con un’altra parte del corpo.
Il problema principale in questo anno è sorto non per l’efficacia dello strumento ma per per l’utilizzo. In troppe occasioni ci siamo ritrovati a leggere giustificazioni per come gli arbitri abbiamo valutato le immagini al VAR. La Lazio ad esempio ha criticato le decisioni arbitrali nonostante l’applicazione dello strumento in oggetto. Ma sono molte le squadre anche di primo ordine come Roma, Juventus oppure Inter che attraverso i propri allenatori o giocatori, durante le interviste, hanno espresso il loro disappunto. Possiamo concludere, dopo questo ciclo annuale, che le proteste piuttosto che diminuire, come ci si sarebbe aspettato, sembrano essere, addirittura, incrementate. In realtà spesso la frustrazione di una sconfitta può alterare il pensiero dei diretti interessati, dunque noi che siamo all’esterno di questo ambiente possiamo concludere che questa nuova tecnologia non può che far bene al calcio e a chi lo ama. Negli anni a seguire verranno, certamente, apportate modifiche che porteranno i margini di errore prossimi allo zero. Dobbiamo incitare ed apprezzare il VAR e capire che spesso l’errore umano ne influirà l’operato ma che, con il progredire delle tecnologie, questi sbagli possano effettivamente limitarsi ad una manciata in una intera stagione.
A cura di Cristian Isopo.