Terzo appuntamento nella nostra rubrica dedicata agli Oscar 2020, categoria attrice non protagonista.
Non protagoniste ma non sempre
La categoria della miglior attrice non protagonista è da sempre una delle più discusse agli Oscar. Certo, il più delle volte questo premio va a vere performance di supporto, che arricchiscono un film di tanti particolari di colore emotivo (memorabili alcune vittorie grazie a una sola scena, come i cinque minuti e due secondi di Beatrice Straight in Quinto potere), ma capita sempre più spesso che una buona dose di sessismo releghi alla categoria “non protagonista” ruoli femminili che non hanno nulla da invidiare a quelli maschili, magari ruoli di mogli che, pur essendo protagoniste femminili della vicenda, vengono giudicate solo “di supporto” ai mariti (un esempio per tutti, Jennifer Connelly in A Beautiful Mind). Accadrà anche quest’anno?
Non protagoniste da storia di Hollywood
Con recensioni stellari da Toronto, Venezia e Telluride, la più gettonata per una vittoria in questa categoria è certamente Laura Dern in Storia di un matrimonio di Noah Baumbach. La grande attrice americana è amatissima a Hollywood, è uno dei Governatori dell’Academy e fa parte della così detta Hollywood Royalty, essendo figlia degli attori Bruce Dern (due volte nominato agli Oscar) e Diane Ladd (tre nomination). Inoltre Dern, il cui ruolo più famoso con il grande pubblico è forse quello di Ellie Sattler in Jurassic Park, è di recente divenuta anche una beniamina televisiva grazie alla sua performance nella serie Big Little Lies e ha già due nomination alle spalle (per Rosa scompiglio e i suoi amanti e Wild). Rispetto nell’industry, famiglia di prestigio, talento da vendere, una lunghissima carriera mai premiata, visibilità televisiva: tutti fattori innegabili che potrebbero portarla al primo Oscar.
Non legata in maniera personale alla storia di Hollywood (essendo australiana) ma con un ruolo che di certo lo è, in ottima posizione almeno per una nomination c’è anche Margot Robbie per la sua Sharon Tate reinventata da Tarantino in C’era una volta a… Hollywood. Robbie ha una nomination alle spalle (per Tonya) ed è una delle star del momento, ma potrebbe remarle contro la scarsità di dialoghi del ruolo, la cui forza è tutta basata su una commovente scena fatta solo di risate e sguardi mentre Sharon guarda per la prima volta se stessa sul grande schermo.
Debutti e rivincite
Con critiche eccellenti al Sundance Film Festival e un ottimo box office estivo per un film indipendente, The Farewell di Lulu Wang potrebbe lanciare verso una nomination l’attrice cinese Zhao Shuzhen, al suo debutto statunitense, nel ruolo di una nonna malata di cancro. L’attrice, che nel film recita completamente in mandarino, è un volto noto del teatro e della TV cinese ma completamente sconosciuta al pubblico internazionale.
Non un debutto, ma una bella rivincita potrebbe invece essere quella della superstar Jennifer Lopez, produttrice e interprete del grande successo di Toronto e Telluride Le ragazze di Wall Street – Business Is Business, in cui si esibisce come spogliarellista veterana con inclinazioni al crimine organizzato. Lopez, pop star di fama mondiale che non è mai stata presa troppo sul serio come attrice, torna alla carica con le migliori recensioni della sua carriera. Non era mai stata così osannata per un ruolo dai tempi di Out of Sight e con la sua verve, la presenza mediatica costante (poco prima della chiusura delle votazioni per gli Oscar si esibirà anche al Super Bowl) e il successo al botteghino del suo film, Lopez sembra sempre più vicina alla consacrazione come attrice.
Politica e satira
Un altro successo del Sundance è stato il film politico The Report, un dramma basato sulle accuse di tortura contro alcuni agenti della CIA dopo l’11 settembre. In ottima posizione per una nomination c’è Annette Bening, che nel film interpreta la senatrice Dianne Feinstein. Con quattro nomination alle spalle e nessuna vittoria, Bening sembra destinata ad aggiungere una quinta nomination senza oro alla sua collezione.
Con una potenziale doppia nomination dopo essere stata ignorata per quasi vent’anni di carriera c’è invece Scarlett Johansson, che ha forse più possibilità come protagonista di Storia di un matrimonio ma che potrebbe fare doppietta con Jojo Rabbit, il vincitore del premio del pubblico a Toronto, una satira ambientata nella Germania nazista.
Tutti gli altri in corsa
Dopo 21 nomination (l’interprete più nominata di sempre) e tre vittorie, non è possibile ignorare Meryl Streep per il suo ruolo in Panama Papers di Steven Soderbergh. Meryl potrebbe però non arrivare a 22, almeno non quest’anno, vista la scarsa accoglienza del film a Venezia. Un film brutto non ha mai fermato Streep dal ricevere una nomination (o anche una vittoria, a chi è piaciuto davvero The Iron Lady?) ma la competizione quest’anno è agguerrita. Potrebbe essere invece il momento di nomi meno noti in performance di grande impatto che hanno stupito Toronto, come Da’Vine Joy Randolph (attrice apprezzata a Broadway) nel film Netflix Dolemite Is My Name (il grande ritorno di Eddie Murphy) o la canadese Taylor Russell in Waves.
E poi c’è la Contessa Madre di Grantham. La sensazionale attrice britannica Maggie Smith, due Oscar alle spalle, uno da attrice non protagonista, e una carriera lunghissima e illustre tra cinema e teatro, ha conquistato anche il pubblico televisivo e ha vinto uno sproposito di premi per la sua performance della sagace e pungente matrona della famiglia Crawley in Downton Abbey. Ora che la serie è approdata al cinema con un successo enorme, potrebbe arrivare una nuova nomination per Dame Maggie?
Alla prossima settimana con le sceneggiature originali!
Intanto potete…
Leggere la nostra analisi sul miglior attore non protagonista.
Leggere la nostra analisi sulla miglior sceneggiatura non originale.
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