Anastasia: 20 anni dall’uscita nelle nostre sale

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Di Redazione Metropolitan

Anastasia, il film d’animazione della 20th Century Fox, compie vent’anni dalla prima distribuzione nelle sale italiane. La tragica storia dell’ultima figlia dei Romanov si colora di speranza e di un finale romanzato che ha fatto sognare chiunque. Don Bluth e Gary Oldman, i fortunati timonieri di questa straordinaria rivisitazione.

 

E’ stato a suon di “Quando viene dicembre?” e “Cuor non dirmi no” che l’intraprendente redhead senza passato ha fatto breccia nel cuore di piccoli e grandi spettatori. Una principessa diversa da quelle tradizionali, lontana da sogni spennellati con tinte pastello,  da principi troneggianti su candidi destrieri e sprovvista di un temperamento mite e accomodante. 

 

 

Anastasia, identità della protagonista incontrastata che presterà il suo nome alla pellicola a lei dedicata, approdava sui nostri schermi il 17 marzo del 1998. I Fox Animation Studios concretizzavano il temerario progetto di dar vita ad una storia reale dai tratti drammatici che di favolistico aveva ben poco. 

 

La Russia novecentesca, scossa dal brutale omicidio che sterminò la famiglia dello zar Nicola II, fa da sfondo ad una trama che la storia ci ha divulgato per generazioni. Così, tra il reale e il fittizio che ammansisce le brutture di un epilogo funesto confermato negli ultimi anni, il lungometraggio animato regala un destino dignitoso alla giovane Anastasia: fulcro stabile di una serie inverosimile di leggende sulla sua possibile sopravvivenza. Un tema ampiamente trattato e su cui, pare, vogliano farci anche una serie tv: Anastasia- la serie tv?

 

 

Ed ecco che, davanti ai nostri occhi, si erge l’Anastasia di casa Fox; nel perenne equivoco che per anni ci ha portati a includerla nella nutrita schiera composta dalle principesse Disney. 

 

La sua storia, quella del cartone animato che tanto ci piace, verte sul luminoso desiderio della giovane Romanov di ricostruire un vissuto che non ricorda più a causa di un incidente, in cui è rimasta coinvolta, durante la fuga intrapresa con la nonna paterna: l’imperatrice-madre. La caduta nel tentativo di salire sul treno che le avrebbe permesso di rifugiarsi in Francia, le fa sbattere la testa cancellandole ogni memoria e ogni possibilità apparente di ricongiungersi con l’unica superstite della sua famiglia.

 

Un ciondolo, quello che le rimane, e una musichetta di quelle martellanti da cantare a squarciagola under the shower nell’incauto rischio di essere rimproverati da una genitrice esasperata che imita l’impeto di Norman Bates in Psyco. 

 

Dieci anni dopo, riempite le tasche di solo coraggio, Anya (nome da orfana che le è stato dato e che, per assonanza, ricorda quello originale – coincidenze, io non credo (?) ) prova a seguire l’indizio “insieme a Parigi”, inciso sul pendente. Armata di ferrea volontà e in compagnia di un tenerissimo cucciolo di cane, la ragazza, oltre a dimostrare quanto possa essere gratificante affiancarsi ad un amico a quattro zampe a discapito di un comunissimo bipede del quale invaghirsi-perchè-sì, affronta, senza macchia e senza paura, il suo destino. 

 

 

In questo quadro avvincente, attraversato da un senso di dolce malinconia dai contorni indefiniti, Anastasia prova a dare una forma a quel senso di appartenenza senza volto che la avvolge in veste anonima. Nel portare a termine la sua missione, altri personaggi le forniranno un aiuto, all’inizio tutt’altro che disinteressato, colorando gli innumerevoli attentati alla sua vita ,nel percorso fino a Parigi, con gag esilaranti. 

 

 

Rasputin, un cattivo di quelli immortali che si è venduto l’anima al diavolo custodendola in un reliquiario, ha anticipato Lord Voldemort nell’innocente desiderio di farsi un Horcrux tutto per sé.
Dimitri, doppiato da un mitico Fiorello, è l’innamorato concreto di Anastasia: un involucro di predisposizioni umane e di difetti così realistici che lo rendono centomila volte più irresistibile di quella crew di incapaci capitanata dai principi di Biancaneve e Cenerentola

 

Un lieto fine alternativo e inusuale: ricostruita la sua storia, ritrovata sua nonna, eliminato l’antagonista, Anastasia getta alle ortiche anni a venire di lusso e agi per girare il mondo con l’uomo che ama. Squattrinati e felici. L’happy ending che ci piace tanto quanto ci fa incazzare per la sana invidia che ci procura. L’audacia e l’avventatezza come il sugo e la mozzarella su una pizza. Sposalizio perfetto. Perfetto come il ricordo di questo meraviglioso gioiello d’animazione.

 

Do Svidanjia, vostra grazia, le nostre felicitazioni!

 

 

 

ALESSIA LIO