Sembra non esserci tregua per Chiara Ferragni. I guai sono iniziati con la multa dell’Antitrust per pratica commerciale scorretta riguardo al pandoro griffato #PinkChristmas, cui ha fatto seguito l’indagine per truffa aggravata a carico anche di Alessandra Balocco, presidente dell’azienda dolciaria. Nel frattempo si era aperto un caso anche sulle uova di Pasqua di Dolci Preziosi finite sotto indagine. Ora anche la bambola Trudi di Chiara Ferragni potrebbe complicare ulteriormente la posizione dell’influencer sul tema della beneficenza.
Chiara Ferragni e la bambola Trudi, parla l’associazione Usa anti-bullismo
Nel 2019 Chiara Ferragni annunciò infatti tramite i suoi canali social l’apertura delle vendite di una bambola Trudi creata a sua immagine il cui ricavato sarebbe andato all’associazione no profit statunitense “Stomp Out Bullying”, impegnata contro bullismo e cyberbullismo. La bambola andò sold out in appena cinque ore dopo il lancio e la Tbs Crew (l’azienda di Chiara Ferragni) comunicò che i solo i fondi delle vendite legate al canale e-commerce diretto (quindi solo su The Blonde Salad e non anche su canali gestiti da terzi) sarebbero andate in beneficenza; un particolare sfuggito all’influencer cremonese, che su Instagram parlò genericamente de “l’intero ricavato delle vendite”.
La bambola alta 34 centimetri all’epoca del “debutto” venne presentata così: «Visto che molti di voi hanno amato la bambola Chiara Ferragni che creammo per il nostro matrimonio (con il rapper Fedez, ndr) abbiamo deciso di creare un’edizione limitata della Chiara Ferragni Mascotte: si vende ora su The Blonde Salad e tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore»
Zona Bianca avrebbe così deciso di contattare su LinkedIn Ross Elliss, ceo e fondatrice di “Stomp out Bullying”, dal momento che nel report annuale dell’associazione non comparirebbe il nome di Chiara Ferragni tra i partner o tra gli sponsor e nemmeno tra gli amabasciatori. Ellis avrebbe dichiarato di non sapere “chi sia questa donna (Chiara Ferragni, ndr)“ e di non aver ricevuto alcuna donazione, chiedendo anche di non essere più contattata in merito alla questione. Un’ombra sicuramente destinata a infiammare l’inchiesta portata avanti dal talk show di Giuseppe Brindisi.
Una possibile altra grana per Ferragni, che per parare i colpi ieri ha fatto diffondere dal suo staff una nota ufficiale per chiarire la sua posizione sulle vicende aperte: «In seguito a continue sollecitazioni ricevute da vari organi di informazione Chiara Ferragni, anche in qualità di Amministratore Delegato di TBS Crew Srl e di Fenice Srl, ribadisce che risponderà esclusivamente alle autorità competenti a cui conferma la propria fiducia ed è a loro disposizione per chiarire quanto accaduto». L’imprenditrice-influencer deve cercare di frenare scelte negative di altre aziende, dopo che alcuni brand hanno interrotto alcune collaborazioni con lei: dopo l’annuncio di Coca-Cola, che ha fatto sapere che Ferragni non sarà sua testimonial nel 2024, anche Monnalisa, azienda aretina che produce abiti per bambini, starebbe valutando di tagliare i ponti dopo l’affaire Balocco.