“I The Police non si sarebbero mai dovuti sciogliere”. Così parlò Andy Summers, per dieci, iperbolici anni un terzo intero della band capace di mettersi in tasca grandissima parte della scena musicale mondiale.

Lo fecero pescando in casa, quell’eterno villagio globale che era già Londra alla fine degli anni 70: iniettando nel tessuto del rock e power-pop bianco e mainstream quelle non più ignorabili suggestioni di musica in levare che tanta rilevanza avevano nelle comunità nere e nelle stesse sottocultura inglesi sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e l’emigrazione di massa in terra d’Albione di cittadini delle ex colonie caraibiche.

Quelle e tante altre, considerato che, se nella Londra del 1977, anno ufficiale dell’incontro tra Summers, Copeland e Sting a dettar legge nell’hype artistico cittadino non poteva che essere esclusivamente il punk, già fervevano sottotraccia tutti quei nuovi semi mutanti che in poco tempo sarebbero diventata la new wave.

The Police fonte OndaRock.it

Andy Summers e l’ultimo treno in direzione successo

Allora ventinovenne, Summers aveva alle spalle una già lunga e complessa carriera musicale: formato in ambito jazz e trasferitosi nella capitale sul finire dei sixties, iniziò a farsi un nome nella capitale come chitarrista con il torrenziale rhythm’n’ blues della Zoot Money’s Big Roll Band, resident band del celebre Flamingo del West End e della sua successiva e fallimentare evoluzione psichedelica, i Dantalian’s Chariot. Dopo un’esperienza con Eric Burdon e i The New Animals e anni economicamente complicati a Los Angeles, Summers decise di tornare a Londra.

Rotterdam, Olanda – 10 Aprile 1980 Andy Summerss on stage con la sua Fender Telecaster. (Photo by Rob Verhorst/Redferns)

Siamo nel ’77 e al momento dell’incontro, per molti versi casuale, con Sting e Stewart Copeland. Per ovvie ragioni costretti a cavalcare l’onda punk, i tre sapevano fin troppo bene di non appartenere davvero a quella scena. Troppo attenti alla pulizia formale delle esecuzioni e troppo bravi tecnicamente, i tre raffinarono comunque la loro sintonia e la loro efficacia esecutiva tra gli sputi e il nichilismo dei concerti punk.

Appena un anno dopo, decisero di autofinanziarsi “Outlandos d’Amour”, il loro Lp d’esordio, ma la A&M, dopo aver ascoltato la demo di Roxanne, gli propose un contratto. Se con i loro disco d’esordio i The Police si impossessarono facilmente delle charts UK, la conquista del mondo intero sarebbe stata solo più lenta e faticosa, mai in discussione.

Andy Summers e la solitudine in mezzo alla folla

Quattro album nei cinque anni successivi (“Regatta de Blanc” 1979, “Zenyatta Mondatta” 1980, “Ghost in the machine“ 1981, “Sincronicity” 1983), una continua evoluzione musicale e un decollo verticale, apparentemente infinito che con “Sincronicity” li porterà a scalzare dalla classiche USA “Thriller” di Michael Jackson e renderà “Every breath you take” il singolo più venduto dell’anno. Ma al termine di un’estenuante tour mondiale che coprì 37 paesi in 13 mesi, davanti alle decine di migliaia di persone di Melbourne, i The Police decisero di fermarsi. Arricchita a dismisura e raggiunto il livello massimo di popolarità, soffocata dalle enormi pressioni esterne e divorata dall’interno dalle ormai quasi decennali frizioni tra i suoi membri, l’enorme macchina-The Police implose. Frizioni che, nel corso degli anni post-scioglimento, Summers andò a identificare in molteplici dinamiche, ma che avevano come nucleo centrale un nome solo e ben preciso: Sting.

Il documentario “Can’t stand losing you: surviving The Police” è piuttosto esplicito a riguardo. Travolti da un successo tanto meritato quanto difficile da maneggiare, i delicati equilibri creativi e umani tra i tre membri raggiunsero un punto di ebollizione da cui non seppero mai riprendersi. Che Sting non fosse precisamente un uomo-squadra era stato chiaro a tutti sin da subito: il successo rovesciò ulteriori quintalate di benzina sul suo ego già ipertrofico, aggiungendo al ruolo di frontman e principale compositore della band quello di sex simbol, volto da copertina e attore per il cinema.

Andy Summers e i The Police: ubi maior

Lo stesso Andy Summers, ormai libero, diede sfogo alla propria verve solista arrivando negli anni a produrre dieci dischi solisti e collaborando con nomi grandissimi della musica come Herbie Hancon, Debbie Harry, Ginger Baker, Robert Fripp e Vinnie Colaiuta. Si dovette aspettare fino al 1986 perchè i The Police tornassero a farsi vedere: l’occasione furono tre concerti organizzati per sostenere Amnesty International, ma la reunion si rivelò un episodio senza alcuna evoluzione. Più sostanziosa invece si rivelò la seconda rimpatriata del 2007, un tour che fece tappa anche in Italia e che diventò il terzo tour della storia con il maggior incasso. Pochi mesi fa è stato lo stesso Sting, parlando di quell’occasione, a ricordarla come “un esercizio di nostalgia”.

Andrea Avvenengo

Seguici su:

Facebook, Instagram, Metrò