Angelo Branduardi, il menestrello che suona “Al ritmo del tempo che va”

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Di Redazione Metropolitan

Quando ascoltiamo la musica di Angelo Branduardi, veniamo immediatamente trasportati in mondi e tempi lontani. Se chiudiamo gli occhi, ci sembra di vedere attorno a noi eleganti dame con ampie gonne, giullari di corte e menestrelli. Non a caso è proprio così che l’artista è soprannominato, il Menestrello. È una figura più unica che rara, Branduardi, nel nostro panorama musicale, coi suoi testi aulici e l’originale fusione di musica antica, folk, celtica ed etnica. E il suo talento e la sua genialità sono arrivati anche nei palcoscenici internazionali. Ripercorriamo insieme la vita, la carriera e i brani più importanti della sua sconfinata discografia.

Angelo Branduardi, il diploma al conservatorio a soli sedici anni

Angelo Branduardi si potrebbe dire che non abbia età, come la sua musica. O che perlomeno sia di un’altra epoca e non della nostra. Invece nasce soltanto il 12 febbraio del 1950, a Cuggiono, piccolo paese della campagna vicino a Milano. A tre mesi, si ritrova già a Genova con la famiglia. Qui sviluppa il suo interesse per la musica, conoscendo i cantautori del capoluogo ligure, che saranno uno stimolo importante per la sua carriera. Il padre di Angelo, inoltre, è un grande appassionato di opera lirica.

A Genova, il giovane frequenta il Conservatorio Niccolò Paganini, presso cui consegue il diploma in violino a soli sedici anni. Ben presto Branduardi sente l’esigenza di imparare a suonare anche altri strumenti, perché vuole intraprendere una carriera concertistica. Il suo esordio avviene come solista con l’orchestra del Conservatorio. Tornato a Milano, il musicista frequenta anche la Facoltà di Filosofia e inizia a suonare la chitarra e comporre i suoi primi pezzi. Questi primi tentativi poetici prendono spunto dagli autori prediletti di Angelo, quali Sergej Esenin e Dante Alighieri.

Il debutto discografico di Branduardi

Vai cercando qua, vai cercando là,
Ma quando la morte ti coglierà
Che ti resterà delle tue voglie?
Vanità di vanità

Agli inizi degli anni ’70, Angelo conosce Luisa Zappa, che sposerà ed è tuttora sua moglie, nonché co-autrice di quasi tutti i suoi testi. Nel 1973, un altro incontro decisivo: quello con l’arrangiatore inglese Paul Buckmaster, che permette al violinista di incidere il suo primo album. Il disco eponimo esce nel 1974 ed ha un suono progressive, molto influenzato da Buckmaster. La personalità vera e propria di Angelo e la cifra stilistica che ancora lo contraddistingue, emergono solo l’anno seguente, con il secondo disco, La luna.

È in questo momento che la produzione di Branduardi comincia ad essere orientata verso un’appassionata ricerca nel campo della musica popolare, rinascimentale e barocca. Al contempo, non mancano anche influenze della musica etnica di tutto il mondo, con suggestioni che vanno dagli indiani d’America ai poeti latini. A questa fusione originale di generi, si unisce la collaborazione con un nome di punta della musica italiana: Maurizio Fabrizio. Tuttavia, La luna resta un disco apprezzato solo da una cerchia ristretta. Il successo di pubblico, per il musicista lombardo, arriverà con il terzo disco. Che contiene una delle canzoni di Branduardi più conosciute e amate in modo trasversale.

Angelo Branduardi – La pulce d’acqua (1977)

Alla fiera dell’Est, il primo grande successo

Il brano cui ci riferiamo è chiaramente il primo che ci viene in mente quando pensiamo ad Angelo Branduardi: Alla fiera dell’Est. Contenuta nell’omonimo album pubblicato nel 1976, questa canzone è divenuta un vero classico. Dapprima può sembrare quasi un gioco di memoria e una semplice filastrocca da bambini, la cui morale è che c’è sempre qualcuno più forte di noi. “E venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo” e così via … Ma come spesso accade per i testi di Branduardi, in realtà anche questo nasconde dei significati simbolici. La title track è infatti un adattamento di un canto pasquale ebraico, dal titolo Chad Gadya. Un testo che viene recitato al termine della Haggadah shel Pesach (Narrazione della Pasqua) durante la cena pasquale.

Le dieci strofe del canto narrano le vicende non di un topo ma di un capretto. Questo ricorda l’agnello pasquale col cui sangue gli israeliti marchiarono le loro porte per salvarsi dallo sterminio dei primogeniti in Egitto. Il testo si rivela dunque una lunga metafora che, tramite personaggi che simboleggiano figure chiave della storia biblica, ripercorre la storia dell’Israele antico narrata nella Bibbia. Il valore dell’intero album Alla Fiera dell’Est è subito decretato con il Premio della Critica Discografica. Il lavoro, sempre rigorosamente acustico, si ispira alle favole popolari di tutto il mondo. Tutti i brani del disco sono firmati da Branduardi-Zappa e gli arrangiamenti sono ancora di Maurizio Fabrizio. Del terzo album in studio del musicista lombardo esistono anche una versione francese, spagnola e inglese.

Angelo Branduardi – Cogli la prima mela (1979)

Tutte le passioni di Angelo Branduardi

Danzala la vita tua
Al ritmo del tempo che va
Ridila la tua allegria
Cogli la prima mela

Branduardi conosce grandi soddisfazioni anche con gli album La pulce d’acqua (1977) e Cogli la prima mela (1979). Anche in questi casi, a trainare il successo dei dischi sono le rispettive title track. Il fascino fiabesco della produzione di Branduardi, densa di riferimenti a miti e poesia, fanno dell’autore lombardo un nome di punta della canzone italiana. Ma non solo. Nel 1978 il Menestrello parte parte un lungo tour europeo, raccogliendo consensi e premi anche dalla critica estera.

Nel 1983 il nostro comincia a comporre anche colonne sonore per il cinema. Tra queste, ricordiamo quella per State buoni se potete (di Luigi Magni, 1983), che vince il “David di Donatello” e il “Nastro d’Argento”. Ma Branduardi è anche un grande appassionato di teatro. Predilezione che lo porta a collaborare con Amedeo Amodio, Direttore del balletto del Teatro dell’Opera di Roma, in “La storia meravigliosa dell’uomo senza ombra”. 

Angelo Branduardi – Vanità Di Vanità ( Live @ Theatre De Bastia)

Branduardi, gli anni novanta

Anche Branduardi, tuttavia, ha i suoi detrattori. C’è chi lo accusa di limitarsi a rimodellare in gran parte motivi tradizionali. A questa critica, il cantautore ha replicato così: “In passato ho fatto una valanga di pezzi dove ho scritto che sono dei tradizionali: ‘Il ciliegio’, ‘Gli alberi sono alti’, ‘Ballo in fa diesis minore’, ma questo è successo perché in quel caso avevo trascritto fedelmente la cellula melodica originale. Il molti altri casi, invece, la cellula melodica originale è stata completamente riscritta. Se bastasse questo, allora anche Bach andrebbe accusato di aver firmato cose non sue. E’ una riscrittura, la mia, e soltanto se qualcuno dovesse rifarla uguale alla mia potrei avere qualcosa da opinare”.

Negli anni novanta, Branduardi torna a produrre fortunati album, trainati da pezzi di più facile consenso radiofonico. Si può fare (1993), Domenica e lunedì (1994), Futuro antico (1996). Entrano tutti nelle top 10 italiane, vengono incisi in altre lingue e vantano collaborazioni di spicco, quali Roberto Vecchioni, Eugenio Finardi e Giorgio Faletti. Nel 1999 è la volta de L’infinitamente piccolo, album dedicato interamente a San Francesco. Branduardi lo ritiene un poeta cui ha provato a ridare voce, incidendo anche una sua versione del Cantico delle creature.

Angelo Branduardi – Alla Fiera Dell’ Est (Live’96)

Angelo Branduardi, il lato moderno del Menestrello

Con Altro ed altrove (2003), invece, il cantautore tenta di riportare alla luce la semplicità delle poesie d’amore dei popoli lontani nel tempo e nello spazio. In esse, Branduardi riscontra “una profonda omogeneità poiché sotto i cieli diversi i popoli ardono delle stesse passioni”. Incredibile a dirsi, ma il romantico Menestrello nel 2017 si è ritrovato … dentro un videogame! L’artista ha infatti prestato la sua voce ad un personaggio di Eselmir e i cinque doni magici, un videogioco ideato da una coppia di coniugi del Ticino.

Eselmir è un’avventura grafica in 2D, ispirata ai vecchi classici del passato e il personaggio doppiato da Branduardi è enigmatico e poetico come lui stesso. Più recentemente, il 12 novembre 2020, l’artista ha annunciato la realizzazione di nuovi brani tra cui Kyrie Eleison (Signore abbi pietà), che è uscito nelle principali piattaforme digitali. Il brano è stato mixato presso lo studio di registrazione del cantautore, nel rispetto delle regole di distanziamento sociale imposte dalla pandemia covid-19, con contributi provenienti da varie località.

A cura di Valeria Salamone

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