Anna Tifu, in concerto questo pomeriggio alle 17:30 a La Sapienza “Io scelgo prima di tutto quello che mi piace suonare”
Anna Tifu, definita una delle migliori interpreti della sua generazione, inizia lo studio del violino all’età di 6 anni, sale sul palco per la prima volta a soli 8 anni vincendo per l’occasione il primo premio con Menzione Speciale di Merito alla Rassegna di Vittorio Veneto.
Elencare tutti i premi vinti da quel giorno in poi richiederebbe fitte ed infinite pagine piene di date e palchi di teatri internazionali, basti pensare che a 11 anni debutta come solista con l’orchestra National de Pays de la Loire e l’anno successivo vede il suo debutto alla Scala di Milano. Altrettanto lunga e variegata è la lista delle collaborazioni con orchestre e musicisti di ogni nazionalità.
Salvatore Accardo, uno dei più grandi maestri italiani del violino, nonchè insegnante per anni della violinista sardo-rumena, l’ha definita in varie occasioni “un talento straordinario“.
L’aura di Anna Tifu aleggia per La Sapienza già in quelle note in lontananza durante le prove per il concerto, è inevitabile riconoscerne l’appartenenza, il timbro e la possenza nelle note gravi. Sullo sfondo di quelle corpose arcate, immancabile il delizioso accompagnamento del pianista francese Julien Quentin, con cui la Tifu ha già collaborato in precedenti occasioni.
Finiscono le prove, Anna è stanca ma lieta di concederci qualche istante sul palco senza il suo violino per una chiacchierata a due voci. Mentre il set è in fase di allestimento, è inevitabile scorgere la dolcezza e l’umiltà di una grande artista di fama internazionale che tra un sorriso e l’altro si prepara a rispondere alle domande in serbo per lei.
Sei appena arrivata a Roma, ma proprio due giorni fa avevi un altro concerto al Teatro Casinò di Sanremo, com’è andato?
Benissimo, ho portato il concerto di Brahms, che è uno dei miei concerti preferiti, quindi l’ho suonato davvero molto volentieri.
Che rapporto hai invece col repertorio che porterai in concerto qui a La Sapienza?
Qui facciamo un recital, facciamo la sonata di Prokofi’ev che abbiamo suonato insieme già diverse volte, la sonata di Ravel che ho anche incluso nel mio primo cd per la Warner Classics nel 2017 e a cui sono particolarmente legata. Inoltre suoneremo la Fantasia di Shumann e il Poéme di Chausson. Sono repertori diversi, in questo caso si tratta di musica da camera, ma sono comunque brani che mi piacciono molto.
Qualche anno fa avevi detto di preferire il periodo del romanticismo, mentre ultimamente tra i brani di Ravel ed altri compositori, sembra tu ti stia spostando verso altri tipi di virtuosismo: è cambiato qualcosa?
Continuo a preferirlo. se mi chiedessero, in occasione di un concerto importante, cosa vorrei portare, sceglierei sempre tra il repertorio romantico, qualcosa di Tchaikovsky o Brahms per esempio…
Come mai allora la scelta di Ravel, predominante negli ultimi anni?
I compositori francesi mi piacciono molto, li suono molto volentieri, inoltre ho portato recentemente Ravel in occasione dell’inaugurazione della stagione di Radio France, un concerto molto importante in cui ho suonato la Tzigane di Ravel e il Poéme di Chausson.
(Anna Tifu esegue la Tzigane di Ravel per Radio France il 14/09/2018 all’Auditorium de la Maison de la Radio a Parigi)
Permettimi di dire che tra le tante versioni che ho potuto ascoltare, la tua Tzigane di Ravel è decisamente la migliore.
Grazie. Grazie. Ti riferisci alla versione di Torino del 2013. Ora è uscita anche quella di Radio France di settembre, che secondo me è suonata meglio. Si spera sempre di migliorare col tempo.
Per quanto riguarda il concerto alla Sapienza, porti dei brani con delle storie molto particolari, come la sonata n.2 in Sol Maggiore di Ravel, dedicata ad una violinista che purtroppo non riuscì a suonarla, e la Fantasia in Do Maggiore di Shumann, che per anni è rimasta sconosciuta e suonata per la prima volta dopo circa 80 anni dalla sua composizione. Che rapporto hai con questi brani?
Si, è vero, non la conosce nessuno purtroppo, eppure è fantastica. Io l’ho scoperta relativamente tardi, quando l’ho preparata per il concorso Enescu nel 2007, concorso che poi ho vinto. È il brano che mi ha portato alla vincita del concorso, non potrei non suonarlo con piacere, quando posso cerco sempre di inserirlo.
Sembra quasi che la sonata di Ravel, dedicata a Helene Jourdan-Morhange, possa essere in qualche modo da te impersonificata. Ravel apprezzava l’eestrema capacità virtuosistica della violinista e le tue ultime scelte tendono verso quest’impronta. Cosa ne pensi?
Io scelgo prima di tutto quello che mi piace suonare, non mi piace andare troppo sul virtuosismo in realtà, io infatti non amo tantissimo Paganini, non quanto altri almeno. Ho suonato tanto di Paganini, mi è stata data la possibilità di suonare Il Cannone ed è stata sicuramente una bellissima esperienza, è bellissimo poter fare queste cose, d’altra parte se sei italiana ti proporranno sempre di suonare Paganini. Se posso scegliere, tendo a selezionare brani in cui risalti il fraseggio, il suono, non la tecnica fine a se stessa. Per quanto riguarda Ravel, in particolare alla Tzigane mi sento vicina. Mio padre è rumeno, quindi c’è questo modo di interpretare che mi viene da dentro, non è qualcosa su cui razionalizzo, ma verso cui sono più che altro istintiva ed intuitiva.
Madre sarda, padre rumeno: come vivi questo connubio di origini?
Sono legata ad entrambe le terre, le frequento spesso. Mio padre è violinista, ho iniziato a suonare con lui quando avevo 6 anni e inoltre in Romania ho vinto il premio Enescu che è stato uno dei momenti più belli ed importanti della mia carriera. Vincere il concorso Enescu vuol dire avere la possibilità di essere lanciati sulla scena internazionale. Torno spesso, suono sempre al festival, l’anno prossimo tornerò con il Concerto per violino e orchestra che sta scrivendo per me Michael Nyman, lo eseguiremo infatti in prima mondiale al festival. È un onore enorme.
Qual è l’evento più importante, più bello della tua carriera?
È stata sicuramente bellissima ed emozionante la collaborazione con Ezio Bosso, un musicista fantastico. Una delle esperienze più belle che ho avuto sia a livello musicale che a livello umano. Indimenticabile anche il mio debutto al S.Cecilia con il direttore Temirkanov. Suonare con l’orchestra del S.Cecilia è sempre stato il mio sogno sin da quando ero piccolina, e posso annunciare che a ottobre del 2019 tornerò all’Auditorium con il Sibelius. Il debutto con Dudamel, uno dei miei direttori d’orchestra preferiti, non è da meno. E la vincita del concorso, ovviamente.
Hai il sogno di una collaborazione che non hai mai realizzato?
I Berliner. una delle orchestre più importanti al mondo. Ho suonato varie volte in Germania, ma suonare con l’Orchestra filarmonica di Berlino è sicuramente il mio sogno nel cassetto.
Qual è l’aspetto che ti piace di più della tua attività concertistica? Viaggiare? Conoscere persone? Prendere l’aereo?
No. Prendere l’aereo no perchè ho paura di volare, quindi non è una cosa che mi piace fare. Mi piace quando poi mi trovo sul posto, già scesa dall’aereo. Ho visitato posti bellissimi, conosciuto persone molto interessanti ed è una vita molto stimolante e per niente noiosa. Mi piacciono molto questi aspetti.
Ho saputo che ti è stato dato un nuovo violino dalla Fondazione di Milano
Si, da due anni, uno degli Stradivari più belli che ci siano perchè è stato costruito nel 1716, che è il periodo d’oro di Stradivari. È una fortuna immensa per un violinista suonare uno Stradivari. Ha un suono stupendo e la differenza con gli altri violini la senti quando suoni in una sala grande. Ha una potenza ed una qualità uniche.
La fortuna immensa che prova Anna Tifu nel poter suonare uno Stradivari del 1716, è un po’ come quella che proviamo noi nel poter scambiare due chiacchiere con un’artista dal talento unico, una persona che si emoziona e con gli occhi che brillano annuncia che Nyman sta scrivendo un concerto per lei, una violinista grata della sua carriera che l’ha portata a conoscere altri fantastici artisti, una ragazza che si trova in questo momento tra l’emozione ancora viva di sogni già realizzati e l’intrepida voglia di realizzarne ancora tanti.
Il talento musicale che ci verrà puntualmente dimostrato in concerto sabato 10 novembre a La Sapienza, è certamente direttamente proporzionale alla grandezza del talento umano che la nostra violinista italiana ci ha dimostrato di avere anche senza la compagnia del suo inseparabile violino.
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Eleonora Giulia Meloni
Photo: ©Giusy Chiumenti