Il 4 settembre 1896 nasceva Antonin Artaud, attore, pensatore, regista tra i più imponenti Rivoluzionari del teatro del Novecento. Un “Teatro della Crudeltà“, la sua folle e geniale creazione capace di agire sulla realtà, non solo teatrale, contenuta nella magistrale opera, “Il teatro e il suo doppio“.

Antonin Artaud, lo sconfinamento del pensare teatrale

4 settembre la data di nascita di Antonin Artaud, come 4 marzo quella della morte. 1938 la prima pubblicazione del “Teatro e il suo dobbio“; esattamente 10 anni dopo (1948) la sua morte. Probabilmente pura casualità; ma è intorno queste date che si ascrive la vita di una mente geniale – ed un po’ folle – quale è stato Artaud. Se strutturalmente l’opera raccoglie saggi redatti tra il 1931 e il 1933, contenutisticamente racchiude il pensiero e l’agire di un grande Rivoluzionario. Un viaggio di liberazione, tanto individuale quanto collettivo. Quella di Artaud si rivela così una vera e propria ricerca di un linguaggio scenico nuovo e autonomo rispetto al testo: distaccatasi la scrittura dalla letteratura, il teatro scinde da se stesso diventando essenzialmente corpo, immagine, voce, memoria.

Sarà intorno quest’operazione di superamento che prenderanno forma le pagine di un “Teatro della Crudeltà“: sarà nel sovvertimento delle consuetudini, nella sua determinazione irreversibile, nella sua indefessa applicazione – nella sua crudeltà sostanzialmente – che sarà difatti possibile esplorare e sperimentare la vitalità intrinseca il teatro. Una Rivoluzione, quella artaudiana, che attraverserà territori paralleli; che farà della realtà Teatro della Crudeltà: solo sovvertendo l’idea stessa di cultura sarà possibile rigenerare e rifondare il teatro.

Annagrazia Marchionni

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