La Procura di Palermo ha ordinato il sequestro di 150 mila Euro nei confronti di Antonio Ingroia, sotto indagine per peculato relativamente a somme eccessive ricevute per il lavoro svolto per la partecipata Sicilia e Servizi.
Prima noto magistrato inquirente, colui che ha avuto a che fare con alcune delle più buie inchieste degli ultimi anni, tra cui la Trattativa Stato-Mafia, poi inquisito egli stesso.
Antonio Ingroia, ex pm, ora politico ed avvocato, si trova al centro di una delicata inchiesta condotta dai suoi stessi ex colleghi.
Il gip Marcella Ferrara, su richiesta del procuratore Francesco Lo Voi, dell’aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Pierangelo Padova ed Enrico Bologna, ha firmato un provvedimento di sequestro per equivalente per 150 mila Euro nei confronti di Antonio Ingroia.
Perché Antonio Ingroia è indagato
Secondo gli inquirenti, Ingroia avrebbe posto in essere il reato di peculato. Nello specifico, l’ex pm avrebbe ricevuto indebiti rimborsi di viaggio, pari a 34 mila Euro, relativi a spese che egli avrebbe sostenuto per viaggiare tra Roma, sua attuale residenza, e Palermo. Egli si recava nel capoluogo siciliano, dove si trova la sede della Sicilia e Servizi, una società regionale in-house che si occupa, tra le varie cose, dei servizi informatici nella regione, in qualità di amministratore unico e in precedenza di liquidatore. Ingroia si sarebbe fatto rimborsare camere in alberghi di lusso e altrettante cene in ristoranti.
Ingroia avrebbe, secondo gli inquirenti, violato l’attuale normativa in tema di rimborsi a favore di amministratori di società partecipate e residenti fuori sede, la quale consente solo il rimborso delle spese di viaggio. L’ex magistrato, però, avrebbe fatto leva su un regolamento interno della società che ampliava l’oggetto del rimborso.
Inoltre, Antonio Ingroia si sarebbe liquidato anche un’indennità di risultato eccessiva, pari a 117 mila Euro, quando la società per cui prestava servizio, la Sicilia e Servizi, si trovava invece in forte dissesto economico, con la produzione di utili molto inferiori al compenso.
La prima difesa dell’ex pm
“Ho appreso dalla stampa del provvedimento emesso nei miei confronti, prima ancora che mi venisse notificato – ha commentato Antonio Ingroia non appena saputo del sequestro -. Comunque ho la coscienza a posto perchè so di avere sempre rispettato la legge, come ho già chiarito e come dimostrerò nelle sedi competenti. La verità è che ho denunciato sprechi per centinaia di milioni di euro, soldi che solo io ho fatto risparmiare, e invece sono accusato per una vicenda relativa alla mia legittima retribuzione“.
Dell’inchiesta, invece, il noto ex pm era già a conoscenza dopo aver ricevuto ben due avvisi di garanzia ed essere stato interrogato in procura. Già in precedenza, Ingroia aveva avuto modo di chiarire la sua posizione, giustificando i rimborsi con il regolamento interno alla società e l’indennità di risultato con il lavoro svolto per rimettere in piedi la società stessa, che nel 2013, periodo contestato, era ormai vicina al collasso.
Insieme ad Ingroia è indagato anche l’allora revisore dei conti, Antonio Chisari, il quale avrebbe autorizzato le uscite di denaro incriminate.
La vicenda che ha coinvolto l’ex pm Antonio Ingroia, se troverà conferma, è solo l’ultima triste storia proveniente dal mondo della magistratura che, a volte, invece di svolgere il ruolo di garante della giustizia, è autore in prima persona di comportamenti discutibili, se non addirittura contrari alla legge.