L’Azienda Multinazionale statunitense Apple, in data odierna è protagonista di una bufera mediatica circa una salata sanzione irrogata dall’Autorità Antitrust.

Il colosso USA, che alla Borsa di NY ha raggiunto una capitalizzazione di mille miliardi di dollari, avrebbe creato uno spot pubblicitario nel quale esaltava la caratteristica della resistenza all’acqua dei suoi iPhone per una profondità variabile tra 1 metro e 4 metri e per una durata di 30 minuti in base al modello. Il dettaglio mancante in tale messaggio promozionale è, però, la condizione in cui i nuovi cellulari avrebbero resistito ai liquidi: durante i test tecnici di laboratorio per l’accertamento delle funzionalità, è stata infatti utilizzata acqua pura e statica. Quindi, questa proprietà non è di certo riscontrabile in una normale condizione d’uso del dispositivo mobile.

Proprio la sovra citata omissione ha fatto scattare la reazione dell’Antitrust, Autorità Amministrativa che vigila sull’osservanza e sul rispetto delle norme poste a tutela della concorrenza e del mercato. L’AGCM (appunto Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), tutela anche il consumatore contro le pratiche commerciali scorrette delle imprese; queste ultime, infatti, non possono abusare di posizioni dominanti e non possono falsare le scelte economiche del consumatore stesso, omettendo ad esempio informazioni rilevanti proprio come eseguito dalla Apple. L’Antitrust ha perciò definito “ingannevole” la pubblicità oltre che scorretta la diffusione del messaggio promozionale in questione che esaltava una caratteristica non del tutto veritiera. Di conseguenza, ha deciso di multare la Apple Distribution International e la Apple Italia Srl, sanzione del valore di 10 milioni di euro.

Ma la vicenda non finisce di certo qui.

La Società statunitense si è addirittura rifiutata di prestare assistenza specializzata e supporto tecnico per gli iPhone danneggiati; si indica infatti che “la garanzia non copre i danni provocati dai liquidi”. La suddetta dicitura è stata ritenuta dall’Autorità “idonea ad ingannare i consumatori non chiarendo a quale tipo di garanzia si riferisse, né è stata ritenuta in grado di contestualizzare in maniera adeguata le condizioni e le limitazioni dei claim assertivi di resistenza all’acqua“. Sempre l’Antitrust, conclude definendo “pratica commerciale aggressiva” il già citato “rifiuto della Apple di prestare assistenza in garanzia quando i modelli di iPhone risultavano danneggiati a causa dell’introduzione di liquidi, ostacolando l’esercizio dei diritti ad essi riconosciuti dalla legge in materia di garanzia ovvero dal Codice del Consumo“.

Enrica Valentini