Argentina e mondiali: un binomio costante perché alla fine quasi in ogni edizione la Seleccion è stata reputata tra le favorite per il titolo. Eppure in realtà solo in due casi è riuscita a vincerlo: una volta nel 1978, edizione casalinga e parecchio controversa, e poi nel 1986 in Messico. Da qui in poi i migliori piazzamenti sono stati due secondi posti, uno nel 1990 e l’altro nel 2014. Che sia dunque giunto il tempo per tornare ad alzare questa coppa tanto agognata?
Argentina, questo sarà l’ultimo “baile” di Messi
Con questo mondiale, comunque vada a finire, è molto probabile che si concluda veramente un ciclo per l’Argentina. Lionel Messi ha ormai 35 anni, nella prossima edizione ne avrà dunque 39 se la matematica non inganna e dunque al netto di scelte definibili clamorose sarà difficile una sua partecipazione costante in campo. Questa suona dunque davvero come un’ultima occasione per tutti, per concludere nel migliore dei modi un’era che di trofei ne ha visti fin troppo pochi.
Grande desiderio della Pulce, come di ogni giocatore, è sempre stato quello di conquistare il titolo iridato e vedere l‘Albiceleste nuovamente ad un passo dalla finale, non può che alimentare tale desiderio. A calcio però, come ben si sa, si gioca in sempre in undici e qualitativamente l’Argentina ha sempre avuto un livello altissimo. Emiliano Martinez ha continuato a salire in cattedra, De Paul da tempo ha dimostrato di essere uno dei migliori centrocampisti attuali. Due nomi, su tutti, ma alla fine ognuno dei giocatori che è sceso in campo meriterebbe una menzione.
Il rischio di lasciare aperte le partite
Quel che manca all’Argentina però è probabilmente la capacità di chiudere le partite. Anzi, si prenda il caso della sfida contro l’Olanda per comodità di tempi. La compagine di Scaloni dopo il 2-0 si è rilassata, forse troppo e ha rischiato di pagare un dazio carissimo. Contro l’Australia sarebbe potuta succedere la stessa cosa, mentre alla prima partita l’impresa era riuscita all’Arabia Saudita.
Insomma, si parla di una squadra che non ha paura di mostrare le sue qualità, al netto di un gioco talvolta fin troppo stentato. D’altronde però in campo non vince chi fa il gioco migliore, ma chi segna di più. Eppure spesso ha finito con lo specchiarsi un po’ troppo in se stessa e con il subire le avanzate avversarie, che minuto dopo minuto tendono sempre ad intensificarsi. Quindi per farla semplice, anche se non lo è per nulla, nel momento in cui l’Argentina riuscirà a mantenere la stessa intensità per tutta la durata dell’incontro, sarà quello in cui sarà veramente pronta a rialzare la coppa.
Argentina, esame Croazia
Oggi contro la Croazia potrebbe esserci il penultimo esame, decisivo e vincolante per l’accesso all’ultimo. Sarà una partita molto complicata contro una squadra ordinata che sa far male nel momento giusto e che in entrambi gli scontri diretti che ha avuto a disposizione ha rimontato e portato la sfida ai calci di rigore. In definitiva, tuttavia, è l’unico modo per sapere se l’Albiceleste è pronta o no a regalarsi un titolo ormai rimasto un sogno da quasi 36 anni.
Maria Laura Scifo
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