Ve lo ricordate il San Lorenzo de Almagro? È la squadra di Boedo (Buenos Aires) con un tifoso speciale: Papa Francesco. Beh, oggi quella stessa squadra – uscita vincitrice della Libertadores nel 2014 – è scesa definitivamente agli inferi: ultimo posto in classifica.

E i tifosi – ancora testardamente ammassati sulle tribune del Nuevo Gasometro – stanno perdendo la pazienza, dopo 12 (e passa) risultati negativi consecutivi.

Il Ciclón decaduto

Una singola frase, annunciata da un salesiano di origine italiana, diede vita alla meravigliosa storia di una delle squadre più amate d’Argentina: «Io vi do il campo, voi venite a messa». Fu così che – in un pomeriggio dell’aprile del 1908 – padre Lorenzo Massa partorì l’idea di formare una squadra che praticasse quel gioco importato dagli inglesi qualche anno prima che stava rapidamente spopolando fra i giovani.

Tutto ciò avvenne a Boedo, barrio popolare e obrero di Buenos Aires, stracolmo di caffé dall’aria Bohèmien e di tangueros e murgueros in giro con gli strumenti musicali in ogni angolo di strada fino a notte fonda. La squadra – che da lì a qualche anno sarebbe diventato uno dei principali moti d’orgoglio del quartiere – avrebbe preso nome da quel prete salesiano, dando vita ad una delle più belle storie d’amore nel panorama calcistico mondiale, tra la gente di Boedo e gli undici con la maglia azulgrana (azzurra e granata): Club Atlético San Lorenzo de Almagro.

Il Ciclón (uno dei tanti soprannomi della società) fa parte delle 5 grandi del calcio argentino, assieme a Boca, River, Independiente e Racing. Questo perché – oltre alla sorprendente virtù dell’anzianità – vanta ben 24 titoli in bacheca, collezionati fra patria e continente. 15 campionati (di cui l’ultimo nel 2016), 6 trofei nazionali, una Copa Sudamericana, una Copa Mercosur e infine addirittura una Libertadores (vinta nel 2014 con Bauza in panchina).

Ma il palmarés, ad oggi, non aiuta l’undici di Almirón a sedare la rabbia dei 75.000 – settantacinquemila! – soci cuervos (altro soprannome del San Lorenzo). E non tappa nemmeno le orecchie dei giocatori, di fronte ai fischi della Gloriosa Butteler, i tifosi più caldi che riempono le gradinate del Nuevo Gasometro, (“nuovo” perché il Gasometro originale fu smantellato e venduto al Carrefour dalla dittatura di Videla).

La Gloriosa Butteler, il cuore più caldo della tifoseria del San Lorenzo (fonte: dal web)

Crisi azulgrana

E pensare che solo l’anno scorso il San Lorenzo si era qualificato agevolmente alla Libertadores, piazzandosi secondo in graduatoria e contendendo il titolo al Boca Juniors fino alle ultime giornate. Ma quest’anno qualcosa è cambiato (in primis l’allenatore). E tutto sta andando per il verso sbagliato, sin dalla prima giornata. In questo momento il Ciclón (che di “ciclone” ha poco), infatti, non può far altro che ringraziare lo strano e cervellotico sistema di retrocessione argentino.

Cioè il cosiddetto “promedio”, ossia il calcolo della media delle ultime tre stagioni. E quindi, con la medaglia d’argento dell’anno passato, e la settima piazza di quello ancora precedente, è tranquillo. Ma potrebbe essere l’inizio di un declino pericoloso per gli azulgrana (chiedere al River Plate per maggiori informazioni). L’inzio di una tempesta che porta al naufragio più totale.

I giocatori del San Lorenzo rammaricati dopo l’ennesima sconfitta stagionale (fonte: ole.com.ar)

Cambiamenti drastici

Quando si inizia a rivolgere la mente alla salvezza, infatti, non è mai un buon segnale per una società. E mentre il Racing si avvicina a grandi passi verso la conquista del titolo, il San Lorenzo pensa a come ottenere 3 punti per non essere la più classica delle nobili decadute. E pensare che la stagione del Ciclón era iniziata come quella dei rivali di Avellaneda capolisti. Un target ben diverso da quello che è diventato giornata dopo giornata.

Un campionato da giocarsi fino in fondo, con le altre grandi, cercare di arrivare in fondo alla Copa Argentina e infine la Copa Libertadores da disputare con onore, cercando di arrivare il più lontano possibile (usciti al primo turno). Ed ora, invece, è da 12 incontri consecutivamente che il San Lorenzo non riesce a vincere in campionato. E aggiungendoci anche due match di coppa, si arriva a 14. È da ottobre che il Ciclón non ottiene tre punti. E non è che prima fosse granché (ha ottenuto solo 2 vittorie nelle 20 giornate disputate finora in Superliga).

Anche questo sabato la squadra si è dimostrata impaurita, poco volenterosa e mai pronta alla battaglia, perdendo 2 a 3 davanti ai propri fanáticos contro il tutt’altro che irresistibile Argentinos Juniors. Male, malissimo. E i fischi della Gloriosa sono caduti furenti e nefasti sulle teste di Almirón e giocatori. Durante l’ultima finestra di mercato sono arrivati 10 nuovi giocatori, ma – per ora – i frutti sono stati assai ben poco maturi. Il tecnico nel frattempo ha preso un’altra drastica decisione: fuori dai titolari il capitano Nico Blandi, e fuori el cabezón Belluschi (cuore e mente del gioco azulgrana), passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1. Ma niente, la crisi è profonda. Va tutto male in casa San Lorenzo.

Una barca alla deriva che ha toccato il fondo (della classifica, per lo meno). Un ciclone che – sul prato verde – ha perso la sua potenza. Anche Papa Francesco non sarà contento…